Mercati – Milano fanalino di coda d’Europa, male i bancari

Le borse europee chiudono la seduta contrastate, mentre Wall Street sembra rallentare parzialmente dopo la serie di record storici degli ultimi giorni, in attesa della pubblicazione questa sera dei verbali dell’ultima riunione della Fed.

Il Ftse Mib di Milano archivia le contrattazioni in coda ai listini del Vecchio Continente, segnando un -0,8% a 18.885 punti. Negativo anche l’Ibex 35 di Madrid (-0,9%), mentre chiudono sopra la parità il Ftse 100 di Londra (+0,4%), il Dax di Francoforte (+0,3%) e il Cac 40 di Parigi (+0,1%).

Giornata ricca di appuntamenti a livello macro. Pubblicato infatti l’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona, che ha confermato la stima preliminare segnando su base annua un +1,8 per cento.

Diffusi inoltre gli indici Ifo di febbraio sulla fiducia delle aziende tedesche, risultati migliori delle attese, e la seconda lettura preliminare del Pil del quarto trimestre nel regno Unito (+0,7% su base trimestrale, +2% su base annua).

Per quanto riguarda l’Italia, invece, l’Istat ha reso noto i dati definitivi sull’inflazione di gennaio, cresciuta dello 0,3% su base mensile e dell’1% su base annuale (+0,9% la stima preliminare). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,7% su base congiunturale e aumenta dell’1% in termini tendenziali (la stima preliminare era +0,7%).

Dati positivi che passano in secondo piano rispetto all’incertezza politica che grava sull’Europa e che mette sotto pressione il mercato obbligazionario. Nervosismo parzialmente attenuato dalla notizia che il centrista Fançois Bayrou ha offerto di allearsi con Emmanuel Macron nelle elezioni presidenziali francesi di aprile.

Lo spread Btp-Bund si attesta in area 189 punti, dopo aver sfiorato quota 200, con il rendimento del decennale italiano al 2,19 per cento.

Sul mercato dei cambi, sostanzialmente stabile l’EUR/USD a 1,054 mentre lo yen, pur rallentando nel finale di seduta, si rafforza sia nei confronti della moneta unica (EUR/USD a 119,5) che del biglietto verde (USD/JPY a 113,4), sostenuto anche dalle parole di Kuroda. Il presidente della BoJ ha infatti dichiarato di ritenere improbabili ulteriori tagli al costo del denaro.

Intanto Bruxelles sollecita l’Italia per la riduzione del deficit entro aprile, ammonendo che il paese potrebbe incorrere in una proceduta d’infrazione per l’incremento del debito se il Governo non rispetterà l’impegno di tagliare il deficit strutturale di almeno lo 0,2% del Pil.

Tra le materie prime, in ribasso il petrolio con il Brent (-1,3%) a 55,9 dollari e il Wti (-1,3%) a 53,6 dollari, dopo l’intonazione positiva delle ultime sedute sui segnali di ottimismo trapelati dall’Opec sull’accordo con gli altri produttori per ridurre l’offerta.

Tornando a Piazza Affari, male i bancari con BANCO BPM (-4,2%), BPER (-3,8%), MEDIOBANCA (-3,4%), BANCO MEDIOLANUM (-3,2%) e UNICREDIT (-2,1%).

Giù anche INTESA (-1%), mentre il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha dichiarato che la quota detenuta da GENERALI (-0,8%) nell’istituto non impedisce un’eventuale offerta sul Leone di Trieste.

Vendite sui petroliferi in scia al ribasso del greggio con ENI (-1,5%), SAIPEM (-3,5%). Sopra la parità invece TENARIS (+0,4%) in attesa dei risultati del 2016.

Miglior titolo del listino STM (+2,8%) anche grazie all’upgrade di Barclays da equalweight a overweight, con target price a 16,5 euro. Bene anche FERRAGAMO (+1,1%), LUXOTTICA (+0,7%) e CNH (+0,7%).

Fuori dal paniere principale, balzo di FINCANTIERI (+4,6%) in scia alla commessa da 1,5 miliardi di dollari in Cina. Il gruppo ha infatti firmato con China State Shipbuilding Corporation (CSSC) e Carnival Corporation & plc un Memorandum of Agreement (MoA) vincolante per la costruzione di due navi da crociera, e ulteriori quattro in opzione.

Infine, ASTALDI (+0,2%) ha reso noto un accordo per l’ingresso di Meridiam Latam Holding, fondo infrastrutturale specializzato nella gestione di infrastrutture di trasporto e ospedali, nel capitale di SCMS, Società Concessionaria dell’Ospedale Metropolitano Occidente di Santiago del Cile. L’operazione permette ad Astaldi di de-consolidare circa 100 milioni di debito non recourse in capo alla concessione SCMS e incassare 10 milioni per la quota ceduta, in linea col valore di libro.