Mercati USA – Cedono nel finale

La presentazione della riforma fiscale da parte della nuova amministrazione repubblicana si abbatte su Wall Street provocando una retromarcia nell’ultima ora di contrattazione dopo l’ennesima partenza in rialzo. Il Dow Jones lascia sul terreno cento punti di indice in pochi minuti e chiude in ribasso di un decimo di punto percentuale, in linea con lo S&P500 ed il Nasdaq. Quest’ultimo realizza comunque un nuovo record storico intraday, al pari del Russell 2000 che termina in rialzo di mezzo punto percentuale sui nuovi massimi assoluti dimezzando, tuttavia, l’iniziale guadagno.

La riforma fiscale annunciata appare troppo ambiziosa nel taglio della “corporate tax” dal 35 al 15% e rischia di provocare un ammanco di entrate nel prossimo decennio di 5,5 trilioni di dollari con conseguenze nefaste per il debito pubblico che potrebbe aumentare dai 3,5 ai 7 trilioni nello stesso periodo. Il piano così presentato manca di dettagli specifici e difficilmente sarà approvato dalla maggioranza repubblicana di solito molto attenta al rigore di bilancio.

L’indice dei trenta titoli principali chiude per il terzo giorno consecutivo al di sotto della soglia psicologica dei 21.000 punti, penalizzato dall’andamento negativo di Procter&Gamble(-2,5%) e Boeing (-1%) che hanno presentato trimestrali poco convincenti.

Petrolio in altalena per tutta la seduta, in scia all’uscita del dato delle scorte peggiore del previsto che inizialmente provoca un rimbalzo delle quotazioni ma lascia tutto invariato alla chiusura intorno ai 49,5 dollari al barile.

Metalli preziosi che rimbalzano, invece, nel finale seppur in misura modesta (+0,5%) sulla debolezza finale degli indici.

Nel settore del reddito fisso il rendimento del titolo governativo ad un anno sale al 1,09% ai massimi da otto anni, prezzando al 70% la possibilità di un prossimo rialzo dei tassi di interesse a giugno.