Banca Ifis – Margine di intermediazione e utile in aumento nel 1Q 2017

Primi tre mesi del 2017 positivi per Banca Ifis. Anche grazie al consolidamento di GE Capital, il margine di intermediazione è cresciuto del 28,9% a/a a 102,3 milioni, aumenta in particolare il margine di interesse (+48,4% a/a). L’emergere di costi imputabili a GE Capital e i maggiori investimenti hanno portato ad un incremento dei costi operativi attestatisi a 54 milioni (+68,8%). A livello consolidato Banca Ifis ha chiuso il primo trimestre 2017 con un utile netto di 32,7 milioni (+48,3%).

Banca Ifis ha chiuso il primo trimestre 2017 con un margine di intermediazione consolidato a 102,3 milioni, in aumento del 28,9% rispetto allo stesso periodo del 2016.

E’ opportuno sottolineare come i conti del 2017 consolidino anche Ge Capital, acquisita il 30 novembre 2016.

La crescita del margine di intermediazione è attribuibile, oltre che al suddetto consolidamento di GE Capital, al positivo andamento delle principali aree di attività. La divisione crediti verso le imprese (comprensiva dei settori crediti commerciali, leasing e corporate banking) ha chiuso con un margine di intermediazione pari a 69,7 milioni (+68,7% a/a), mentre l’area npl ha contribuito ai ricavi per 30,5 milioni (+24% a/a).

Le divisioni crediti fiscali con un margine di intermediazione di 2,9 milioni (-30,9% a/a) e Governance & Servizi a -0,8 milioni (5,2 milioni a marzo 2016) hanno visto un peggioramento del loro apporto.

L’aumento del margine di intermediazione deriva principalmente dal miglioramento del margine d’interesse a 89,8 milioni (+48,4% a/a).

Le commissioni nette sono aumentate del 4,2% a 14,2 milioni. In calo il trading con oneri per 1,7 milioni (nel 2016 proventi per 5,2 milioni).

I costi operativi, comprensivi degli oneri imputabili a GE Capital, segnano un aumento del 68,8% a 54 milioni. Nel dettaglio, i costi del personale sono cresciuti del 79,5% a 24 milioni e le altre spese operative del 61% a 30 milioni.

Non contabilizzando gli oneri relativi a GE Capital, le spese del personale sarebbero cresciute del 13,4% a 15,2 milioni mentre gli altri costi operativi del 32,6% a 24,4 milioni.

Il consistente aumento dei costi ha portato ad una minore efficienza espressa in particolar modo dal cost/income ratio al 55,1% rispetto al 46,7% dei primi tre mesi del 2016.

L’aumento del margine di intermediazione, parzialmente assorbito dai maggiori costi operativi, e unito alla riduzione dalle rettifiche su crediti a 0,9 milioni (-88,6% a/a) ha portato il risultato netto di gestione a 47,3 milioni (+20,6% a/a).

Andamento ripreso dall’utile netto di pertinenza del Gruppo, in aumento del 48,3% a 32,7 milioni dopo aver contabilizzato oneri straordinari per 1,6 milioni (nel 2016 oneri per 6,7 milioni) e aver scontato un minor carico fiscale.

Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet1 consolidato risulta pari al 15,4%, inferiore al valore di dicembre 2016 (15,7%).

I crediti deteriorati netti si sono attestati a 435 milioni. Leggermente in rialzo il livello delle sofferenze nette, pari ai 65,6 milioni rispetto ai 65,1 di fine anno 2016. Si mantiene elevato il coverage ratio al 91,9 per cento.

Le inadempienze probabili nette sono aumentate del 4% rispetto a fine 2016 a 215,6 milioni.

Le esposizioni scadute deteriorate nette sono pari a 147,9 milioni (+7,6% t/t). Il loro incremento è legato all’acquisto di credito vantati nei confronti della pubblica amministrazione per 56,4 milioni.

La raccolta diretta registra un lieve aumento (+0,2% a/a) a 5.055 milioni rispetto ai 5.045 milioni di dicembre 2016.