Intesa – Ecco i dettagli dell’acquisto delle due venete

L’istituto di credito guidato da Carlo Messina acquisirà le attività selezionate delle venete che includono crediti in bonis per 26,1 miliardi, attività finanziarie per circa 8,9 miliardi, attività fiscali per circa 1,9 miliardi, debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi, obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi e raccolta indiretta per circa 23 miliardi. Riceverà dallo Stato un contributo di 3,5 miliardi per mantenere inalterato il Cet1 e di 1,285 miliardi per il Fondo Esuberi. Avrà la possibilità di usufruire delle imposte differite attive e di garanzie per 1,5 miliardi sui rischi legali e di restituire 4 miliardi di crediti in bonis a rischio.

Intesa Sanpaolo ha comunicato questa mattina di aver firmato con i commissari liquidatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca il contratto di acquisto di una parte delle due banche al prezzo simbolico di un euro, dopo aver ottenuto l’autorizzazione unanime da parte del cda.

L’acquisto, spiega l’istituto nel comunicato, riguarda un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute), le obbligazioni subordinate emesse, nonché le partecipazioni e gli altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione.

Il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Sec Servizi, in Servizi Bancari e, subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia ed Albania.

Le attività rilevate includono: crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi, attività finanziarie per circa 8,9 miliardi, attività fiscali per circa 1,9 miliardi, debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi, obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi, raccolta indiretta per circa 23 miliardi, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito, circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania, circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero.

Il perimetro oggetto di acquisto comprende anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi, con diritto da parte di Intesa Sanpaolo di retrocessione nel caso di rilevazione, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, dei presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili.

L’istituto guidato da Carlo Messina ha ribadito che le condizioni ed i termini del contratto, nella cornice del Decreto Legge e dei Decreti Ministeriali emanati in relazione all’operazione, garantiscono la totale neutralità dell’acquisizione rispetto al Common Equity Tier1 ratio ed alla dividend policy del Gruppo Intesa Sanpaolo.

A tal fine, Intesa riceverà un contributo pubblico cash di 3,5 miliardi a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali e tale da determinare un Common Equity Tier1 ratio phased-in pari al 12,5% rispetto alle attività ponderate per il rischio (rwa) acquistate. Il contributo sarà contabilizzato, sulla base del principio contabile IAS 20, come apporto al conto economico, e non sarà sottoposto a tassazione.

Per quanto riguarda la copertura dei costi di ristrutturazione, Intesa riceverà un ulteriore contributo pubblico cash di 1,285 miliardi a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del Gruppo risultante dall’acquisizione, nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro, quali il ricorso alla mobilità territoriale ed iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone. Anche in questo caso il contributo non sarà sottoposto a tassazione. Tale importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo, e risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio.

Intesa ha ricevuto anche garanzie pubbliche, per un importo corrispondente ad 1,5 miliardi dopo le imposte, volto alla sterilizzazione di rischi, obblighi ed impegni che coinvolgessero la banca per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti e rapporti non compresi nelle attività e nelle passività trasferite. Resta fermo che le banche in liquidazione coatta amministrativa risponderanno dei danni derivanti dal contenzioso pregresso nonché da quello relativo alla disciplina sull’acquisto di azioni proprie e/o sui servizi di investimento, ivi compreso quello promosso da soggetti che abbiano aderito, non abbiano aderito, ovvero siano stati esclusi dalle cosiddette “Offerte Transattive” e dagli “Incentivi Welfare”.

L’istituto di credito ha poi chiarito che le imposte differite attive delle banche acquisite saranno pienamente usufruibili da Intesa Sanpaolo.

Infine, la banca si è riservata il diritto a modificare il perimetro dell’operazione dopo la data di esecuzione se necessario per ottenere le incondizionate approvazioni antitrust.

Il contratto include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge.

Inoltre, Intesa si è impegnata a partecipare con una cifra pari a 60 milioni al ristoro degli obbligazionisti privati retail con una quota del 20 per cento.