Usa – Harvey e Irma, l’impatto dei due uragani sull’economia

Il declassamento dell’uragano Irma da uragano a tempesta tropicale nei suoi ultimi passaggi in South Carolina, Alabama e Georgia lascia spazio per i primi bilanci sull’impatto dei danni che i due uragani, che si sono abbattuti in Texas e Florida a distanza di una settimana, hanno provocato.

E’ banale individuare due effetti immediati, uno di breve e uno di lungo periodo.

Innanzitutto, è importante menzionare che i due Stati colpiti rappresentano il secondo (Florida) e il quarto (Texas) in termini di incidenza sul Pil americano.

Da inizio millennio l’economia texana è diventata meno dipendente dal settore energia (oil). Fatta questa premessa, la differenza principale tra Harvey e Irma risiede principalmente nell’aumento del prezzo del gasolio, in seguito alla chiusura delle raffinerie nello Stato confinante con il Messico. Il prezzo del gasolio in Florida è salito a causa di Harvey, ma non ci sarà un effetto negativo ulteriore in mancanza di raffinerie in questo Stato.

Guardando al danno nelle raffinerie, l’impatto sui prezzi del gasolio dovrebbe, tuttavia, essere limitato nel tempo a differenza di Katrina (2005) che distrusse diverse piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico e diverse e anche numerose pipeline di trasporto della materia grezza collocati sul fondo del mare, provocando ritardi nella produzione di greggio per diversi mesi.

Le esperienze degli uragani precedenti suggeriscono che a causa delle distruzioni di case e dello stock di automobili, ci sarà un aumento dei redditi nel breve termine in relazione all’aumento delle spese per pulizie, ristrutturazioni e acquisti di nuove auto. Florida e Texas si posizionano al secondo e terzo posto, a livello nazionale, in termini di domanda nel settore autoveicoli e ci sarà di conseguenza un incremento delle immatricolazioni che potrebbe impattare positivamente anche sul Pil nazionale.

Si stima, infatti, che congiuntamente i due uragani abbiano distrutto o seriamente danneggiato oltre un milione di veicoli, uno stock che dovrà essere velocemente rimpiazzato. Come in passato, ci saranno speculazioni sui prezzi e una serie di agenti senza scrupoli che cercheranno di vendere le auto danneggiate in altri Stati.

Un’altra conseguenza per entrambi gli Stati, ma in particolare in Florida, sarà l’incremento di domanda di lavoratori nel settore delle costruzioni e delle pulizie che porteranno a un incremento dei salari per la scarsità di questo tipo di professionalità. L’impatto sarà amplificato anche agli altri settori, in quanto molti lavoratori lasceranno gli altri comparti per lavorare in quello delle costruzioni creando tensioni salariali in molte parti della regione.

Qualora l’esperienza di Katrina venisse replicata, l’evento sarà associato anche da incrementi di prezzo nel settore delle costruzioni e delle materie correlate.

A livello macroeconomico, il centro di previsione economica della Georgia, che ha analizzato gli impatti economici dell’uragano Katrina (2005) e Ike (2008), sostiene che vada valutato il prodotto lordo dello Stato, in sostituzione di quello nazionale.

I dati elaborati mostrano almeno alcune difficoltà nel valutare gli impatti sia di breve sia di medio termine. Per esempio, ci fu un’immediata discesa nel prodotto interno lordo della Louisiana nel trimestre nel quale Katrina colpì New Orleans e fu seguito da altri tre trimestri di impatto negativo. Al contrario, l’incidenza sulla crescita nazionale fu del tutto irrilevante.

L’impatto economico di Ike in Texas fu ritardato per tre trimestri quando improvvisamente il Pil regionale crollò del -5,6%, seguito da un altro -4,7% nel successivo. Il Pil nazionale fu invece in lieve declino  per tutti e quattro i trimestri da quello in cui Ike colpì il Texas come risultato della crisi finanziaria.

L’analisi valuta in 81 miliardi di dollari per Katrina e $38 per Ike la stima dei danni.

Sembra ormai del tutto evidente che le conseguenze economiche di entrambi i recenti uragani – Harvey e Irma – saranno molto più onerose.

Riguardo l’impatto di lungo termine ogni previsione è difficile ed azzardata.

Sicuramente le polizze assicurative vedranno un aumento dei premi nelle aree interessate, comportando maggiori costi per i privati.

In questi contesti così devastati sarà, infine, fondamentale il ruolo del governo centrale che sovvenzionerà parte della ricostruzione, aiutando la gran parte dei cittadini che non sono assicurati contro questo tipo di eventi estremi e che hanno ancora in essere mutui e finanziamenti sulle case e sulle auto andate distrutte.