Bitcoin – E’ solo speculazione?

La corsa della più famosa delle criptovalute sembra assolutamente inarrestabile. A un passo dalla barriera dei 10.000 dollari, un picco che sembrava irraggiungibile anche a inizio anno, la valuta elettronica capitalizza oltre $160 miliardi, pari al valore di mercato di Pepsi Cola, e c’è chi assicura che la valutazione arriverà a un trilione già a fine 2018.

L’ascesa logaritmica crea alcune invidie, soprattutto a Wall Street, oltre a evidenti preoccupazioni su dove finisca il denaro delle transazioni. Molti detrattori banalmente affermano che si tratti di un grande “buco nero”, una sorta di voragine che assorba il crescente denaro che è attratto intorno a quello che può essere definito come “l’asset dell’anno”.

E, ovviamente, tanto più il suo valore cresce e così velocemente e sempre più il dibattito si fa incandescente tra chi pregusta un prossimo crollo e gli speculatori che cavalcano l’onda dell’euforia.

Ogni ulteriore rialzo della criptovaluta estrae denaro dall’economia, sebbene non lo distrugga come al contrario molti pensano.

L’apertura di oltre 100.000 nuovi conti da ottobre in avanti, in aggiunta alla negoziazione sulla divisa in partenza dall’11 dicembre, lascia presupporre che questa esuberanza sia destinata a proseguire, almeno per qualche mese.

Tuttavia, la logaritmica ascesa di Bitcoin non sembra preoccupare solo la cerchia ristretta di Wall Street e di qualche banchiere, ma crea grattacapi anche ai governi e alle banche centrali che non riescono a contenerne il fenomeno. Dove finisce il denaro investito in Bitcoin?

Il grafico espone le previsioni di afflusso di denaro sulla moneta virtuale nel prossimo biennio, un livello che sembra considerevole ma che non è l’unica variabile che influenza la salita esponenziale delle quotazioni.

In realtà, il denaro non sparisce. Le transazioni non sono diverse da quelle in qualsiasi altro asset finanziario. Chi compra acquista Bitcoin, mentre chi vende riceve contante.

Le quotazioni non sempre dipendono dai volumi, ma anche dalle dichiarazioni di alcuni banchieri, grandi finanzieri, o di presidenti di alcune banche centrali, anche se meno note ma in grado di influenzarne i corsi.

In questo momento, il prezzo sale in quanto la domanda è superiore all’offerta e gli acquirenti sono disponibili a pagare un prezzo più elevato per acquistarla.

Ogni giorno vengono creati 1.800/2.000 nuovi conti Bitcoin e il valore delle quantità scambiate giornalmente si avvicina ai 10 miliardi di dollari, un livello che comincia a “disturbare” Wall Street, in quanto realizzato tutto fuori dal suo circuito.

Per dare consapevolezza della dimensione del fenomeno, Apple scambia in media la metà ($4,87 miliardi), mentre il NYSE $48 nella seduta finale di ottobre.

Con l’affievolirsi degli scambi sui mercati americani, l’ascesa di Bitcoin darà sempre più fastidio. Nei primi dieci mesi dell’anno 2010 gli scambi furono pari a $10,1 trilioni, rispetto agli $8,7 nello stesso orizzonte temporale di quest’anno.

La discesa degli scambi non è certo imputabile a Bitcoin, ma la torta si sta restringendo e la criptovaluta diventa un nuovo boccone da non lasciarsi sfuggire.

Il tentativo di legittimare la negoziazione del nuovo asset è già evidente, in virtù della nascita di un Etf e della prossima negoziazione del contratto derivato.

In alternativa, Wall Street può combattere Bitcoin cavalcando l’onda del Ceo di JP Morgan – Jamie Dimon – il quale ha definito la valuta una frode e una bolla pronta a esplodere.

A metà settembre, la Cina aveva vietato gli scambi della divisa sul suo territorio nazionale e in pochi giorni Bitcoin crollò del 40% a 3.000 dollari. Il 21 ottobre un nuovo record fu stabilito a $6.000, mentre il 27 novembre si è arrivati a $9.850 con un balzo del 60% in cinque settimane.

Conclusioni

La Bitcoin mania non sta creando un “buco nero, né economico né tantomeno finanziario”. Il valore di mercato della nuova moneta sta crescendo, al pari dei volumi, mentre il denaro non sta scomparendo ma scivola da un portafoglio a un altro.

Bitcoin continua a crescere in quanto continua a esserci domanda a qualsiasi prezzo. Se qualcuno è disponibile a comprare, chi vende realizza contanti con i quali effettua nuovi investimenti.

Il timore che questo denaro sia gestito da malavita o dai terroristi è uguale a quello di qualsiasi altro asset, anche non così inflazionato.

Tutti temono lo scoppio di questa bolla che appare ai più gigantesca, ma allo stesso tempo vogliono avere in mano la criptovaluta al momento più famosa al Mondo e ormai preferita ai vecchi beni rifugio quali oro e argento.

La moneta è, infatti, sempre più accreditata come sistema di pagamento e ignorarla completamente potrebbe essere ormai troppo tardi.