Oil – Le possibili ragioni della discesa del greggio

Quotazioni del greggio in ribasso anche nella mattinata di oggi (Wti a 63,70 USD) che, se confermate nel prosieguo della giornata, porterebbero al maggiore calo settimanale dallo scorso ottobre.

A poco sono serviti i dati sulla diminuzione delle scorte negli Usa pubblicate ieri dalla Energy Information Administration (EIA), quando è parsa molto più rilevante la previsione dell’International Energy Agency (IEA) sul forte aumento della produzione americana nel 2018 che sorpasserebbe per la prima volta quella, nell’ordine, di Russia e Arabia Saudita, i due giganti ad oggi sui gradini più alti del podio. La forte ripresa dei prezzi del greggio ha rianimato negli Usa l’estrazione di shale oil che, sommata a quella tradizionale, arriverebbe nell’anno in corso al record di dieci milioni di barili al giorno.

Anche se l’Opec ha rivisto le previsioni al rialzo sulla domanda di oil nel 2018 poco sopra i 98,5 milioni di barili al giorno dai 97 di dicembre 2017, la lettura dei dati americani porta un po’ di nervosismo su un mercato che da qualche mese a questa parte sembra un po’ tirato, con i contratti sul Wti e Brent che quotano stabilmente in “backwardation” (prezzi più alti sul breve e in discesa sulle consegne più lontane), indice possibile di una componente speculativa dominante.