Cerved – Vede rosa nel suo futuro

Lo scenario di riferimento si conferma positivo e la società milanese dovrebbe confermare anche nel medio termine i trend di crescita dei ricavi in tutte le aree di business, mentre la redditività dovrebbe recuperare la flessione riscontrata in questo 2017. Prospettive condivise dagli analisti, dove dominano le indicazioni di acquisto, e dal mercato, che nel 2017 ha impresso al titolo una performance del 34% (poco al di sopra del +33% del Ftse Mid Cap) e ha mantenuto una performance positiva del 4% anche in questo inizio del 2018, registrando il massimo storico.

Cerved si prepara a comunicare i dati del 2017 nel solco del trend dei primi nove mesi, nel corso dei quali i ricavi sono cresciuti del 6,7% a 289 milioni con Ebitda adjusted a 132 milioni (+3,8%) e una marginalità in calo dal 47% al 45,7%, sostenuta dal Credit Information in quanto il business storico mette in luce margini al 52,7 per cento.

Una dinamica che dovrebbe confermarsi in ragione d’anno, anche se le iniziative sul fronte della redditività dovrebbero manifestare i loro effetti. Il 2017 dovrebbe così presentare ricavi in crescita di quasi il 7% a oltre 400 milioni, mentre lo sviluppo dell’Ebitda dovrebbe fermarsi a poco più del 4% a 190 milioni, con un utile netto adjusted previsto nell’intorno dei 90 milioni.

Un trend che dovrebbe consolidarsi nel prossimo futuro, poiché le previsioni degli analisti per l’anno in corso fissano i ricavi oltre 465 milioni (+16%) con Ebitda superiore a 210 milioni (+13%) ed Ebit tendente a 150 milioni (+22,5%). Di rilievo lo sviluppo dell’utile netto, atteso in progresso nell’ordine del 20% e tendente a 110 milioni.

Dati dai quali emerge lo scenario positivo in cui opera il gruppo guidato da Marco Nespolo, che al riguardo ricorda come “stiamo lavorando sulla continua crescita in tutte le nostre linee di business e al momento siamo focalizzati anche sull’implementazione delle importanti partnership industriali recentemente annunciate”.

Scenari apprezzati dagli analisti, dove dominano le indicazioni di acquisto. Più in particolare, come si rileva dai nove report pubblicati nel corso degli ultimi nove mesi, ben sette suggeriscono di comprare e solo due consigliano di mantenere i titoli in portafoglio, mentre nessuno indica di alleggerire le posizioni.

E tutto ciò si riflette positivamente sul mercato, anche se le performence non sembrano particolarmente brillanti poiché il titolo si è mosso di fatto in linea con il mercato stesso. Nel corso del 2017 Cerved ha infatti messo in luce un progresso significativo, essendo cresciuto del 34%, ma una dinamica analoga è stata registrata all’indice Ftse Mid Cap (+33%) a testimonianza di un anno positivo per i mercati finanziari. Un trend rafforzatosi nelle prime settimane del 2018 in quanto l’indice flette dell’1% mentre Cerved fa meglio con un più 4 per cento. 

Marco Nespolo, Ceo di Cerved, illustra le priorità strategiche

“Consolidare la leadership nel credit information, che resta il core business del gruppo con oltre il 70% dei ricavi, sviluppare tutte le attività dell’area marketing solution, dove la crescita ha superato il 25% nei primi nove mesi del 2017, e cogliere tutte le potenzialità che si stanno delineando nell’ambito del credit management, una delle aree più promettenti nel prossimo futuro e dove siamo il primo player di mercato indipendente”.

Sono queste, ricorda Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved, “le priorità strategiche alle quali stiamo lavorando”. Iniziative grazie alle quali “salvaguardare i tassi di sviluppo che ci contraddistinguono, nel rispetto di una redditività che ci consentirà anche nel prossimo futuro di mantenere livelli di sostenibilità di eccellenza”.

Tutto questo in quanto le tre aree d’affari in cui operiamo “presentano importanti potenzialità di innovazione e di sviluppo, e questo in particolare per il marketing solution e il credit management, mentre le iniziative sul versante dell’efficienza ci consentiranno di migliorare la redditività”. Iniziative che consentiranno di garantire quei flussi di cassa con cui sostenere una politica di dividendi generosa, senza sacrificare le strategie di espansione.

Il Credit Management – Uno dei principali driver della crescita

Pressoché tutte le aree in cui opera Cerved mantengono una dinamicità importante e un’elevata potenzialità, anche se, come sottolineano gli operatori, “è nel Credit Management che si annida l’area che potrebbe ora fare da boost ai conti di Cerved. Area nella quale il gruppo opera come fornitore di servizi di gestione di mutui e Npl”.

Il Credit Management, che vale ormai 68 milioni (+13,9% sul 2016 e complessivamente il 23,3% del fatturato consolidato lordo), offre valutazioni basate su informazioni e dati quantitativi certificati, individuando per il cliente le soluzioni più efficaci lungo l’intero ciclo di vita del credito per intervenire e ridurre i tempi di rientro del denaro.

Più in particolare, puntualizza Nespolo, “stiamo lavorando sulla continua crescita in tutte le nostre linee di business, ma attualmente siamo focalizzati anche sull’implementazione delle importanti partnership industriali recentemente annunciate con Banca Mps, Quaestio e Banca Popolare di Bari”.

Da queste partnership, e dalle altre che si delineeranno nel prossimo futuro, come sottolinea il Ceo di Cerved, “ci aspettiamo infatti una importante crescita in termini di masse di Npl in gestione, ricavi ed Ebitda. Una dinamica che consentirà di rafforzare ulteriormente la nostra posizione di principale player italiano indipendente nella gestione di crediti sia in bonis che problematici”.

Il Credit Management – Le prospettive si confermano positive

Un business, quello del credit management, destinato ad avere nei prossimi semestri uno sviluppo significativo anche perché, come sottolineano gli operatori, il mercato italiano sotto la spinta delle autorità, non solo europee, si sta indirizzando verso una gestione indipendente e separata dei crediti problematici, i cosiddetti Npl, determinando l’approdo sul mercato di operatori specializzati e Cerved vuole ritagliarsi un ruolo importante in questo business.

L’evoluzione delle normative sui ratio patrimoniali e i nuovi criteri di valutazione dei crediti, inclusi quelli di nuova generazione, porteranno poi inevitabilmente altri stock di crediti problematici, creando ulteriore business per le società attive nel comparto.

E tutto ciò avrà un effetto indiretto importante anche sull’attività storica, e cioè quei servizi connessi al credit information, che di fatto si tradurranno in un’ulteriore stretta per il credito alle piccole e medie aziende, anche se diventeranno ancora più importanti per le aziende di credito al fine di determinare il livello di rischio degli affidati.

Il Credit Management – Gli accordi

Un business in sviluppo nel quale Cerved ha già realizzato accordi importanti, come quello dell’aprile dello scorso anno con Barclays per il coordinamento dei servizi di gestione del portafoglio di mutui il cui valore è di circa 11,4 miliardi.

A questo si è aggiunta poi la partnership industriale con Quaestio Holding per rilevare la piattaforma di recupero dei crediti deteriorati di Banca Mps, che avrà in gestione l’80% delle sofferenze che si genereranno nei prossimi 10 anni.

Il prezzo che sarà pagato al closing, atteso entro il primo trimestre dell’anno, è di 52,5 milioni (cui potrebbe aggiungersi un earn out fino a 33,8 milioni), a cui hanno fatto seguito una serie di accordi con la stessa Quaestio (per lo special servicing di 13 miliardi di Npl di Mps) e con diverse banche per la gestione delle sofferenze (Popolare di Bari, Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrara e C.R. Provincia di Chieti).

Marketing Solutions – La divisione a più alto tasso di crescita

La business area Marketing Solutions (tramite ClickAdv consolidata dal 2016 e attiva nel digital marketing) nei primi nove mesi del 2017 è cresciuta in termini di ricavi del 25,6% a 17 milioni, dopo che già nel 2016 era balzata del 53% a 21,1 milioni.

A consentire la progressione del fatturato sono stati da una parte la riorganizzazione della forza vendita e dall’altra il potenziamento delle attività di cross selling, che consente di offrire servizi online in tempo reale e soluzioni progettuali personalizzate per predisporre strategie commerciali di crescita per i clienti.

Pur in calo, la marginalità a livello di Ebitda si mantiene sopra il 30%: nei primi nove mesi del 2017 infatti si è attestata al 31,9%, con un margine operativo in crescita del 14,4% a 5,4 milioni. Delle sinergie con la base clienti di Cerved inizia così a beneficiare il conto economico della divisione, che ora presenta un profilo di crescita e di offerte molto interessante nel territorio del digital marketing.

Il Credit Information – Rappresenta l’origine ed è ancora oggi il core business

Fondata nel 1974 come centro elaborazione dati delle Camere di Commercio del Veneto, Cerved è diventato negli anni leader in Italia nell’analisi del rischio del credito dove, con la divisione Credit Information, ha realizzato nei nove mesi 2017 più del 70% dei ricavi consolidati, saliti del 3,2% a 207 milioni.

Un’area di business che opera nel rischio di credito, fornendo dati e informazioni per valutare il profilo economico/finanziario e l’affidabilità di imprese e privati. Il Credit Information rimane quindi il core business e potrebbe ricevere nuova spinta dalla crescente penetrazione di prodotti dedicati al mondo delle Pmi ma anche delle grandi imprese.

Inoltre, vi è da considerare l’interesse sempre più diffuso che viene dal comparto immobiliare e dai servizi di credit rating, di cui Cerved è leader in Italia con la controllata al 100% Cerved Rating Agency, specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie e registrata quale agenzia di rating europea. Senza contare il recupero di fatturato di alcuni progetti fissati nel terzo trimestre, ma slittati di alcuni mesi.

Più efficienza per migliorare la redditività e la sostenibilità

Nei primi nove mesi del 2017 la redditività a livello di Ebitda si è contratta di oltre un punto percentuale, dal 47%  al 45,7%, e ciò è ascrivibile soprattutto al business Marketing Solutions per l’impatto del  consolidamento di una controllata.

Questo anche se, fanno sapere dalla società, “il gruppo si aspetta per l’intero esercizio uno scenario di crescita di ricavi ed Ebitda adjusted, oltre a un miglioramento dei processi di integrazione, razionalizzazione ed efficientamento delle attività, con l’obiettivo di migliorare sia la redditività sia la generazione di operating cash flow del gruppo”.

Il tutto merito di un doppio processo: “da una parte quello di rimodulazione delle linee di credito delle controllate e dall’altra quello di razionalizzazione della struttura societaria con la fusione per incorporazione di alcune controllate”. Più in particolare, proseguono, “ci auspichiamo che il completamento della prospettata riorganizzazione possa realizzarsi entro la fine del primo trimestre 2018”.

È doveroso infatti rilevare che proprio la generazione di cassa rimane uno dei punti di forza della società e quindi anche per questo sotto il costante monitoraggio dei vertici aziendali, che nel 2017 hanno però assistito a una riduzione della generazione dell’Ebitda adjusted dall’80% al 74,9 per cento.

Una serie di iniziative i cui effetti emergeranno appieno nei prossimi trimestri, ma già presenti nei conti in esame.

Un 2017 all’insegna della crescita

I primi nove mesi del 2017 si sono conclusi con ricavi consolidati in crescita del 6,7% a 288,9 milioni, mentre l’Ebitda adjusted si è fermato a 132,1 milioni (+3,8%), con una marginalità contrattasi dal 47% al 45,7 per cento. La divisione più redditizia si conferma il Credit Information (con un margine del 52,7%), mentre il Credit Management ha registrato un Ebitda margin del 26,3% e il Marketing Solutions del 31,9 per cento.

L’utile netto consolidato è stato di 38,2 milioni, il 32,2% in più rispetto al 2016, mentre il dato adjusted, che esclude una serie di voci non ricorrenti (costo ammortizzato dei finanziamenti, ammortamento dei plusvalori allocati emersi dai processi di aggregazione aziendale e imposte non ricorrenti) si è attestato a 68,4 milioni (+10% rispetto ai 62,2 milioni dei nove mesi del 2016).

Il cash flow operativo è cresciuto del 3,8% a 99 milioni, i mezzi propri assommano a 534,9 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto si è ridotto dai 523,4 milioni di fine dicembre 2016 ai 504,8 di fine settembre: il multiplo debt/ebitda adjusted è calato così a 2,7 volte: “La leva finanziaria è scesa al livello minimo dalla quotazione” puntualizzano dalla società.

Le proiezioni per il 2017 e le aspettative per il 2018-2019

La dinamica che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2017 sul fronte dello sviluppo dei ricavi dovrebbe confermarsi in ragione d’anno, mentre le iniziative sul fronte della redditività dovrebbero iniziare a manifestare i loro effetti.

Ed ecco che per l’esercizio appena concluso il consensus degli analisti rilevato da Bloomberg indica ricavi in crescita di quasi il 7% a oltre 400 milioni, mentre lo sviluppo dell’Ebitda dovrebbe fermarsi a un valore positivo poco superiore al 4% e avvicinarsi ai 190 milioni, con un utile netto adjusted previsto nell’intorno dei 90 milioni.

Un trend che dovrebbe consolidarsi nel prossimo futuro, poiché le previsioni degli analisti per l’anno in corso fissano i ricavi oltre 465 milioni (+16%), con Ebitda superiore a 210 milioni (+13%) ed Ebit tendente a 150 milioni (+22,5%). Di rilievo lo sviluppo dell’utile netto, atteso in progresso nell’ordine del 20% e tendente a 110 milioni.

Meno forte, ma sempre significativa, la dinamica prevista per il 2019, dove le previsioni degli analisti indicano ricavi poco oltre i 500 milioni, con Ebitda superiore ai 225 milioni ed Ebit a 160 milioni.

Analisti – Domina l’indicazione di acquisto

I risultati positivi e la progressione nel conto economico rendono ottimisti  gli analisti, che a maggioranza suggeriscono di acquistare il titolo Cerved. Intermonte e Mediobanca confermano il giudizio ‘outperform’ con target price rispettivamente a 12,5 euro e 12,2 euro, mentre Hsbc e Kepler Cheuvreux con target rispettivamente a 13 euro e 12,4 euro. Sul fronte dei cauti si inserisce invece Banca Imi, con ‘hold’ e fair value di 9,7 euro.

Più in dettaglio, tra i report più recenti, spiccano i giudizi positivi di Mediobanca e Intermonte, i cui analisti fanno notare le solide prospettive di crescita con un’elevata visibilità sui risultati. Il Credit Management dovrebbe salire del 12%, grazie alla crescita double digit della componente servizi sugli Npl bancari e degli accordi con Barclays. Le attese positive si ripropongono nelle altre aree di business e così lo scorso 12 febbraio il target price è stato rivisto al rialzo da 12 euro a 12,5 euro.

Ancora più forte la raccomandazione di Kepler Cheuvreux e Hsbc, i cui analisti rilanciano il ‘buy’ mettendo l’accento sull’elevata visibilità del cash flow e sui due catalyst della società: la gestione degli Npl bancari, alla luce dei portafogli che potrebbero essere venduti dalle banche nei prossimi mesi, e la crescente penetrazione dei servizi di credit information tra le società.

Rimane invece ‘hold’ Banca Imi (target prove a 9,7 euro), che lo scorso 22 gennaio ha tuttavia valutato positivamente il deal con alcune banche regionali (Banca Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti) per i servizi di gestione di un portafoglio da 2 miliardi di Npl.

Da rilevare, infine, che tra i nove report pubblicati dalle principali case nel corso degli ultimi nove mesi ben sette suggeriscono di comprare e solo due consigliano di mantenere i titoli in portafoglio, mentre nessuno indica di alleggerire le posizioni.

Borsa – Sovra-performance risicata, ma confermata nel 2018

Nel 2017 il titolo ha segnato un rialzo di oltre il 34%, sovra-performando quindi leggermente l’indice di riferimento (il Ftse Mid Cap) che si è fermato a un +33%, ma nel frattempo ha anche staccato un dividendo di 0,247 euro, portando così la performance total return a un +37,5 per cento.

Ma anche in queste prime settimane del nuovo anno, con un indice di riferimento in calo di oltre l’1%, l’azione sfiora un rialzo del 4%, con un massimo storico a 11,27 euro segnato a fine gennaio. In seguito, con la correzione dei mercati, il titolo è arrivato a perdere circa 1 euro scivolando fino a 10,7 euro, salvo poi recuperare parzialmente e tornare in zona 11 euro, area in cui aveva disegnato un doppio massimo tra ottobre e novembre 2017.

L’azione, in Borsa, passa così di mano a 21,9 volte gli utili 2017 e a 19,2 volte quelli stimati per l’anno in corso, con un multiplo Ev/Ebitda 2017 di 14,1 volte e di 12,5 volte sul margine operativo lordo atteso per il 2018.