Wall Street – Le sfide da affrontare

Il tentativo di rimbalzo degli indici americani è di nuovo in bilico, in scia al rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed e all’imposizione di nuovi dazi tariffari statunitensi sull’importazione delle merci cinesi.

Tali elementi hanno provocato una nuova fase di instabilità sui mercati azionari americani e ciò ha inciso sull’euforia generata dall’ottimo dato sull’occupazione domestica del mese di febbraio, pubblicato il 9 marzo.

In quell’occasione, lo S&P500 salì dell’1,8% realizzando la sua migliore seduta dall’elezione di Trump, mentre il Nasdaq frantumò un nuovo record storico salendo oltre i 7.600 punti.

Tuttavia, nel giro di poche sedute lo scenario sembra cambiato. La scorsa settimana lo S&P500 ha perso il 5,9% e il Nasdaq ha lasciato sul terreno il 7,3 per cento.

Scenario sul quale si è innestato lo scandalo sui dati sensibili utilizzati da Facebook in campagna elettorale, che ha trascinato in ribasso tutte le grandi società del settore tecnologico.

Nel contempo si susseguono alti e assi con il Dow Jones, il listino più esposto al tema dei dazi, che ha infranto la media mobile a 200 giorni mentre lo S&P500 vi si è appoggiato nell’ultima seduta, anche se poi é rimbalzato violentemente all’inizio di questa ottava pasquale per poi lasciare ancora spazio ad una nuova correzione. In ogni caso, al momento l’indice si conferma in tenuta poiché si mantiene al di sopra dell’importante resistenza posta a 2.587 punti.

È doveroso poi rilevare che le recenti turbolenze hanno portato l’indice a bucare, in alcune occasioni, quella trendline ascendente di lungo periodo che sostiene il listino principale dalla correzione di inizio 2016.

Nel contempo il nuovo Chairman della Fed, Powell, ha confermato che i tassi di interesse continueranno a salire nel prossimo triennio, procedendo con la fase di “normalizzazione” della politica monetaria. Il fatto che, anche dopo l’ultimo rialzo la scorsa settimana, i Fed Funds siano solo all’1,75% lascia sicuramente spazio ad ulteriori rialzi fino all’area compresa tra il tre ed il tre e mezzo per cento. Questo anche se non è ancora chiaro con quale velocità questa marcia debba essere realizzata.

LA PREOCCUPAZIONE DEI MERCATI

L’ascesa parabolica degli indici americani, che ha consentito allo S&P500 di salire del 330% dai minimi del marzo 2009, è stata sensibilmente agevolata dalla riduzione dei tassi di interesse. Tutto ciò ha spostato un’immensa liquidità verso gli investimenti, tra i quali le azioni hanno fatto la parte del leone.

In aggiunta, l’eccessivo ricorso ai buyback azionari, anche a leva, si è rivelato l’ulteriore catalizzatore di nove anni di rialzi senza quasi nessuna pausa.

I mini crolli dell’estate 2011 e 2015 e del gennaio 2016 sono stati velocemente digeriti e sono stati il trampolino per la realizzazione di nuovi e continui record con rimbalzi immediati.

Anche lo spauracchio dell’elezione di Trump si è tramutato in un ulteriore volano, con gli indici in ulteriore progressione dalla sua elezione alla fine dello scorso gennaio scorso.

Da allora si sono inseriti alcune elementi di instabilità, fra i quali i citati dazi doganali, anche se la tensione era già interna al mercato dei tassi di interesse i cui parametri hanno iniziato a salire da metà novembre per poi accelerare da inizio anno.

Il Libor a sei mesi – il tasso di riferimento al quale i finanziamenti bancari in dollari vengono erogati aggiungendo uno spread – ha raggiunto il 2,37% collocandosi al di sopra del tasso ufficiale di sconto, ora all’1,75 per cento.

Un altro parametro da monitorare è lo spread Libor/OIS, con il quale si misura il grado di reciproca fiducia nei finanziamenti interbancari.

Negli ultimi mesi l’indicatore ha superato i livelli del 2011, anche se è ancora lontanissimo dai picchi della crisi finanziaria successiva al fallimento di Lehman Brothers e non è ancora associato ad altri indicatori di tensione creditizia.

E’ doveroso infine ricordare l’appiattimento della curva dei tassi, con lo spread tra la scadenza biennale che oscilla tra i 55 e i 60 punti base. Valori prossimi al punto critico e cioè quello che nel passato ha rappresentato l’anticipazione di una fase di recessione.

CONSIDERAZIONI

La tenuta della media mobile a 200 giorni dello S&P500 sarà un importante baluardo per evitare ulteriori discese degli indici.

La difficoltà del settore tecnologico va monitorata, con la crisi di Facebook che ha trascinato con sé anche tutte le star del comparto: da Amazon a Google, da Netflix ad Apple.

Restano incertezze sull’atteggiamento che la Fed potrà assumere in presenza di incertezze sull’economia domestica e mondiale.