Banche – Balzo dell’utile netto (+71%) nel 1Q 2018

Il comparto bancario ha archiviato il primo trimestre 2018 con un margine di intermediazione aggregato pari a 14,5 miliardi (+4,4% a/a). L’andamento ha beneficiato della tenuta del margine interesse e, soprattutto, della crescita delle commissioni nette. L’aumento del giro d’affari, unito alla significativa riduzione dei costi operativi, ha portato a un risultato lordo di gestione pari a 6,4 miliardi (+11,7% annuo). Significativo il calo delle rettifiche su crediti, scese a 1,7 miliardi (-33,4% a/a). Ciò è espressione della superiore qualità dell’attivo delle banche italiane rispetto al passato. Il risultato netto, pertanto, è passato dagli 1,9 miliardi del primo trimestre 2017 ai 3,2 miliardi del periodo in esame.

A conclusione della presentazione dei dati trimestrali dei principali istituti di credito, è il momento per fare il punto sul loro andamento.

La tabella sottostante riunisce i principali dati economici delle banche quotate a Piazza Affari.

Il margine di intermediazione aggregato delle banche quotate sul listino milanese, nel primo trimestre 2018, è salito a 14,5 miliardi (+4,4% rispetto al periodo di confronto). Tale performance è stata sostenuto dalla tenuta del margine di interesse (che continua a risentire del perdurare di una situazione di bassi tassi) e, soprattutto, del significativo progresso delle commissioni nette.

Le banche di maggiori dimensioni seguono il trend sopra descritto. Tra le big, Mps merita un discorso a parte, in quanto è alle prese con un piano di ristrutturazione la cui implementazione sta cominciando a dare i primi frutti. La banca senese ha riportato un margine di intermediazione pari a 876,8 milioni (-6% annuo), risentendo della contrazione dei ricavi core.

Tra le Mid Cap si segnala il calo del margine di intermediazione di Popolare Sondrio (-6,5% a/a a 211,3 milioni) a causa della riduzione dei profitti da trading. Positiva, invece, la dinamica di commissioni nette e margine di interesse. In lieve aumento il margine di intermediazione di Credem (+3,9% annuo a 313,7 milioni). L’andamento è stato supportato dall’aumento delle commissioni nette, che ha più che compensato la riduzione del margine di interesse. Creval, infine, ha riportato un margine di intermediazione pari a 165,9 milioni (-10,3% a/a), per effetto della diminuzione del margine di interesse non sufficientemente assorbita dalla crescita della componente commissionale.

Nello Small Cap, tra le banche prevalentemente retail, Carige ha realizzato un margine di intermediazione pari 135,2 milioni (-8,5% annuo) a causa della contrazione del margine di interesse, mentre le commissioni nette hanno tenuto. Stabile, infine, per il margine di intermediazione di Banco Desio a 99,4 milioni.

L’aumento del margine di intermediazione è stato accompagnato da una discesa più che proporzionale dei costi operativi, fronte su cui gli istituti tricolore hanno compiuto rilevanti passi avanti. In seguito a tali dinamiche, il risultato lordo di gestione ha raggiunto 6,4 miliardi (+11,7% a/a).

Notevole la diminuzione delle rettifiche su crediti (-33,4% a/a a 1,7 miliardi). L’andamento è stato supportato anche dalla first time adoption del nuovo principio contabile Ifrs 9 entrato in vigore all’inizio del 2018, che ha permesso di imputare direttamente a stato patrimoniale gli effetti del de-risking, senza transitare da conto economico.

Tutte le banche del listino principale hanno riportato significativi progressi nel miglioramento della qualità dell’attivo. L’aumento delle rettifiche di Banco Bpm è imputabile alle nuove modalità di determinazione della valutazione dei crediti introdotta dal nuovo principio contabile. Non considerando questo impatto, la voce sarebbe risultata in calo.

Stessa dinamica anche per le banche retail appartenenti al Mid Cap e allo Small Cap, con la sola eccezione di Banco Desio, il cui aumento delle rettifiche è ascrivibile ai cambiamenti contabili introdotti con l’Ifrs 9.

La significativa riduzione delle rettifiche su crediti, combinata con gli andamenti sopra descritti, ha spinto l’utile netto aggregato a 3,2 miliardi (+71,1% annuo). Si segnala il ritorno all’utile netto anche di Carige e Mps. Solo una banca, Creval, ha presentato conti in rosso.

In termini patrimoniali, al 31 marzo 2018 gli impieghi e la raccolta sono rimasti sostanzialmente stabili rispettivamente a 2,1 miliardi e a 1,9 miliardi rispetto al dato di fine 2017.