Impiantistica – Cresce il fatturato ma non l’utile del settore nel 1Q 2018

Il settore Ingegneria e Impiantistica ha riportato nei primi tre mesi del 2018, rispetto al 1Q17, risultati a più velocità. Il diffuso incremento del giro d’affari non è stato in grado di riflettersi sulla gestione operativa, specialmente a livello di redditività netta, scontando molteplici fattori tra cui l’effetto negativo dei cambi e il diverso mix di attività. La dinamica si è trascinata, ampliandosi, fino all’utile netto che ha riportato un calo a doppia cifra. A livello patrimoniale, aumenta l’indebitamento finanziario netto.

Il primo trimestre del 2018 si è chiuso con ricavi ed Ebitda in leggero aumento rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno, grazie principalmente alla crescita di Fincantieri. Senza però il dato del gruppo cantieristico, che non ha comunicato Ebit e utile netto, queste ultime due grandezze evidenziano un calo che raggiunge la doppia cifra nella bottom line.

Ricavi

Il fatturato è aumentato per tutte le società del settore, ad esclusione della sola Astaldi, segnando un complessivo +3,4%, grazie principalmente alla crescita dell’11% di Fincantieri, che esprime il 19% dei ricavi del settore.

Leonardo, che contribuisce per il 38% del totale, ha riportato un giro d’affari in aumento del 3,8% sostenuto dai primi incoraggianti segnali di ripresa arrivati dalla divisione Elicotteri.

Frenato all’1,6% lo sviluppo di Prysmian (29% dei ricavi totali) che, senza l’impatto sfavorevole dei cambi, avrebbe evidenziato un progresso del 3,1 per cento.

L’effetto del forex, insieme al completamento di alcune importanti commesse, pesa anche sul giro d’affari di Astaldi, in diminuzione del 7,3 per cento.

Ebitda

In leggero aumento la redditività lorda (+1,7%), con il relativo margine sostanzialmente stabile al 7,7% (-10 bp), un andamento riconducibile totalmente al +32,8% di Fincantieri, che riesce così a compensare i cali evidenziati da tutte le altre realtà del comparto.

Fra queste, la riduzione più marcata è quella di Astaldi (-12,1%) per effetto della già citata dinamica dei ricavi e del mancato apporto del Terzo Ponte sul Bosforo, passato nel bilancio fra le attività destinate alla vendita.

Sull’andamento generale influisce inoltre il calo dello 0,9% di Prysmian, penalizzata però dall’accantonamento per 20 milioni relativo al progetto Western Link e dal già citato effetto negativo dei cambi.

Ebit

Il risultato operativo segna un’inversione di rotta rispetto agli indicatori precedenti, evidenziando una diminuzione del 3 per cento, con un ros leggermente in calo al 5% (-30 bp), penalizzato dal mancato apporto di Fincantieri, che non ha comunicato il dato trimestrale.

Anche in questo caso la riduzione più marcata è quella di Astaldi (-10%), mentre va controcorrente Ansaldo che, pur con un peso marginale sull’Ebit totale, presenta un incremento del 7,5 per cento.

Utile netto

La dinamica evidenziata dalla redditività netta si è riflessa sul risultato netto, che riporta uno storno ancora maggiore e pari al 10,9 per cento, scontando i cali a doppia cifra di Prysmian e Astaldi.

Per il gruppo romano, che ha messo a segno un -31,5 per cento, vale quanto descritto in precedenza, mentre il risultato del gruppo milanese, che riporta un -24%, è appesantito dall’effetto non cash legato al fair value dei derivati utilizzati per la copertura del rischio di variazione del prezzo delle materie prime.

Il dato finale è però alleggerito dal risultato di Leonardo, dove gli utili, che pesano per quasi la metà sul totale del comparto, sono cresciuti del 2 per cento.

Indebitamento finanziario netto

Dal lato patrimoniale, infine, l’indebitamento finanziario netto è aumentato di quasi 1,8 miliardi a poco più di 6 miliardi rispetto allo scorso 31 dicembre, riflettendo le dinamiche tipiche del settore che hanno caratterizzato in particolare Leonardo e Astaldi. Un importo che, alla fine del primo trimestre, esprime circa il 70% del patrimonio netto complessivo.