Mercati Asiatici – Frenano i listini senza Tokyo, giù Shanghai (-0,4%) dopo il Pil

Le Borse asiatiche si muovono in territorio negativo, nonostante la chiusura in frazionale rialzo di Wall Street. Oggi il Giappone è chiuso per festività.

Il focus dei listini è sempre rivolto all’escalation commerciale tra Washington e Pechino. Al riguardo, si ricorda che il ministro del Commercio cinese ha riferito che il Paese del Dragone non è in contatto con gli Stati Uniti per riprendere i negoziati commerciali. La Cina ha comunque ribadito di non volere una guerra commerciale, ma è pronto a combatterla, qualora necessario. Anche il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha affermato che al momento non ci sono dialoghi in corso con Pechino.

Il tutto dopo che ad inizio della scorsa ottava gli States hanno divulgato una lista di beni cinesi del valore di 200 miliardi da colpire con nuovi dazi del 10% e che potrebbero diventare effettivi dopo il 30 agosto al termine di un periodo di pubbliche consultazioni.

Il contenzioso tra le due superpotenze commerciali potrebbe inasprirsi ulteriormente dopo che dall’agenda macro di venerdì è emerso che  le esportazioni cinesi a giugno verso gli Stati Uniti hanno fatto registrare un surplus record di 28,97 miliardi di dollari americani.

Sul fronte geopolitico/commerciale, inizierà oggi il ventesimo summit tra Unione Europea e Cina, con il premier cinese, Li Keqiang, che riceverà a Pechino il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, e quello del Consiglio Europeo, Donald Tusk.

Le Borse della Cina continentale viaggiano al ribasso, con Shanghai -0,8% e Shenzhen a -0,4 per cento. Vendite sulla piazza di Hong Kong (-0,4%).

Sul fronte commerciale, il Dipartimento del Commercio statunitense ha revocato il divieto alle società a stelle e strisce di vendere beni al colosso tecnologico cinese ZTE, consentendogli di riprendere gli affari. Il tutto dopo che ZTE ha depositato 400 milioni di dollari in un conto di deposito bancario degli Stati Uniti come parte di un accordo raggiunto lo scorso mese.

La nuova intesa includeva anche una sanzione pecuniaria nei confronti di ZTE pari a un miliardo di dollari, che la società orientale ha pagato lo scorso mese al Tesoro americano.

In una recente intervista, il presidente americano Donald Trump ha definito la Cina come un nemico economico per il Paese a stelle e strisce e più nel dettaglio ha sottolineato che “non vuol dire che sono cattivi. Non vuol dire nulla. Vuol dire che sono concorrenti”.

Dall’agenda macro è emerso che il Pil cinese, nel secondo trimestre dell’anno, è cresciuto del 6,7% su base annuale (+6,7% le stime e +6,8% il dato precedente). Il medesimo dato, sempre nel pari periodo, è aumentato dell’1,8% su base trimestrale (+1,6% il consensus e +1,4% la rilevazione precedente). La produzione industriale cinese, a giugno, è salita del 6% su base annua (+6,5% le previsioni e +6,6% il dato precedente). Le vendite al dettaglio, sempre nello stesso mese, si sono incrementate del 9% su base annuale (+8,8% le stime e +8,5% l’ultima rilevazione). Gli investimenti in fixed asset, nel periodo in esame, sono cresciuti del 6% su base annuale (in linea con il consensus e +6,1% il dato precedente).

Le altre Borse, dove sono ancora aperte le contrattazioni, alle 08:10 ora italiana viaggiano tutte in territorio negativo.

L’indice Msci Asia Pacific cede lo 0,3%, mentre l’oro tratta a 1.243,64 dollari l’oncia.