Mercati Asiatici – Listini in recupero, bene Tokyo (+0,8%) e flat Shanghai

Le Borse asiatiche tentano un piccolo rimbalzo nonostante la nuova seduta in rosso di Wall Street.

I riflettori restano puntati sulle vicende commerciali tra Usa e Cina. Inoltre, a pesare sono il forte rialzo dei tassi di interesse sul Treasury americano ben oltre la soglia del 3% e i timori per la crescita globale.

Dai rumor di stampa filtrerebbero indiretti segnali distensivi tra le due superpotenze. L’ultimo a intervenire al riguardo è stato il presidente della banca centrale cinese, Yi Gang, durante il meeting del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale tenutosi a Bali.

Yi ha sottolineato che la guerra commerciale pone davanti a enormi incertezze, arrecando, di conseguenza, danni all’economia mondiale che risente delle “attese negative e del non gradimento dei mercati”. Il banchiere centrale ha poi chiesto di cercare una soluzione alle sopracitate tensioni commerciali.

A ciò si aggiunge il fatto che prima del week end il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso l’intenzione di incontrare il leader cinese, Xi Jinping, al vertice del G20 di Buenos Aires il prossimo mese.

Conferme al riguardo sono giunte sia dal segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, sia dal consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow. Quest’ultimo, infatti,  aveva espresso fiducia sul prossimo meeting, aggiugendo che gli Usa attraverso i loro prodotti potevano far aumentare i consumi cinesi, a patto che Pechino aprisse i suoi mercati.

Ad allentare ancor di più gli attriti, sempre secondo le indiscrezioni di stampa, è stato l’ordine di Trump ad un team di pianificare il summit con Xi.

In Giappone il Nikkei guadagna lo 0,8% in prossimità della chiusura. Andamento analogo per il più ampio indice Topix (+0,4%). I listini sono sostenuti in parte dal lieve deprezzamento dello yen sul dollaro, con il cambio che sale di poco portandosi a quota 112,1 (ieri era a 111,9).

A livello fiscale, è previsto un nuovo aumento dell’IVA giapponese a partire da ottobre 2019. Al riguardo, infatti, il primo ministro, Shinzo Abe, ha confermato che l’imposta salirà al 10% dall’8% e l’aumento servirà a finanziare i costi sociali, in particolare i contributi alle famiglie e al sostegno della natalità. Tutto ciò si aggiunge alla necessità di coprire il budget supplementare di 940 miliardi di yen (circa 7,2 miliardi di euro) approvato dal Consiglio dei Ministri. L’esecutivo si riserverà la facoltà di rivedere il tutto qualora la maggiore imposizione fiscale impattasse troppo sui consumi.

Dal lato valutario, invece, Mnuchin ha riferito che Washington vorrebbe inserire una clausola per impedire la manipolazione della valuta nelle future trattative commerciali, incluse quelle con il Giappone. In particolare, tale mossa seguirebbe il modello di quanto attuato nel nuovo accordo per il rinnovo del NAFTA.

Le Borse della Cina continentale si muovono a due velocità con Shanghai ferma sulla parità  e Shenzhen a -0,8 per cento. Flat anche la piazza di Hong Kong.

Sul fronte monetario, Yi ha dichiarato che l’istituto di credito cinese possiede “parecchi” strumenti per fronteggiare le incertezze derivanti dalle tensioni commerciali con Washington. Il governatore si attende ampi margini di aggiustamento dei tassi di interesse e del coefficiente di riserva obbligatoria, poiché i rischi al ribasso delle tensioni commerciali con la controparte rimangono significativi.

In precedenza, Mnuchin aveva dichiarato a Yi che che le questioni valutarie dovevano essere trattate in ulteriori colloqui commerciali e si era detto preoccupato per la recente debolezza dello yuan.

Al riguardo, si ricorda che verso la fine della scorsa settimana gli esperti del ministero del Tesoro americano, secondo indiscrezioni di stampa, avevano concordato che Pechino al momento non stava manipolando il tasso di cambio tra lo yuan e il dollaro. I movimenti della moneta cinese rimangono comunque sotto osservazione degli Stati Uniti. In proposito, in settimana è atteso un report da parte dello stesso Tesoro americano sulla questione.

L’agenda macro ha mostrato che l’indice dei prezzi al consumo cinese, a settembre è cresciuto dello 0,7% su base mensile (in linea con il consensus e il dato precedente). Il medesimo dato è salito del 2,5% su base annua (confermando le attese e +2,3% l’ultima rilevazione). L’indice dei prezzi alla produzione cinese, nello stesso mese, è aumentato del 3,6% su base annua (+3,7% le previsioni e +4,1% il precedente).

Le altre Borse, dove sono ancora aperte le contrattazioni, poco dopo le 8:00 ora italiana viaggiano prevalentemente in territorio positivo.

L’indice Msci Asia Pacific guadagna un modesto 0,1%, mentre l’oro tratta a 1.226,52 dollari l’oncia.