Obbligazioni – Fed e Commissione Europea di scena

Due gli appuntamenti importanti di ieri che hanno plasmato i movimenti di mercato. In ordine cronologico a ritroso: la decisione del Fomc (Federal Open Market Committee) e le stime sulla crescita fornite dalla Commissione Europea.

Lo scarno, come sempre, comunicato della Fed che ha sancito l’invarianza dei tassi di riferimento – rafforzando le attese per il prossimo rialzo di dicembre – sottolinea, al solito, il passo di marcia marcato dell’economia americana che beneficia in questa parte, finale, del ciclo dello straordinario stimolo fiscale messo in atto dall’Amministrazione Trump.

Tuttavia, mentre continua forte la crescita dell’occupazione in una situazione di pieno impiego e quella dei consumi privati, rallenta la spesa per investimenti fissi da parte delle imprese che pure aveva accelerato nella prima parte dell’anno.

In queste poche parole, anche se un’interpretazione più corretta sarà possibile solo dalla lettura dei verbali, si riassume il difficile compito della Banca Centrale che dovrà tarare sempre più attentamente la politica monetaria per evitare fiammate inflazionistiche, al momento non ancora visibili al netto delle componenti energia e alimentari, ma garantire quel atterraggio morbido (soft landing) che storicamente si è rivelato complicato.

A lato della Fed, si inserisce una previsione di rallentamento generale e sincrono dell’economia mondiale segnalato dall’agenzia Moody’s.

Il dollaro si rafforza e si riporta assai velocemente in area 1,1350 mentre la curva rimarca uno steepening con i tassi dei Treasuries a due anni che rimontano più velocemente di quanto non faccia il decennale.

Il secondo argomento è la revisione delle stime sull’Italia comunicate dalla Commissione Europea che innescano una reazione polemica del dicastero dell’Economia.

Crescita più bassa e, soprattutto, un forte peggioramento del rapporto debito/Pil sembrano voler mettere ancora maggior pressione sul Governo Conte a pochi giorni dall’invo della risposta formale di quest’ultimo a Bruxelles.

L’arroccamento sulle rispettive posizioni rende sempre più probabile l’avvio della procedura di infrazione che avrà comunque tempi lunghi, talmente lunghi da rendere palese la strategia italiana di poter ridiscutere della cosa senza sopportarne conseguenze immediate dopo le elezioni europee di primavera che, in prospettiva, consegnerebbero un governo comunitario molto diverso dall’attuale.

In ogni caso i Btp scontano la notizia con un rialzo dei rendimenti e la risalita dello spread verso quota 300, situazione che si ripropone sostanzialmente invariata in apertura di giornata.

Infine, si segnala, come atteso, un regresso degli spread sui corporate high-yield a riprova del clima di rischio più disteso, con quello dei titoli in euro che scende finalmente sotto quota 400 (per l’esattezza a 393) e a 360 da 368 per quelli in dollari.