Obbligazioni – Il Btp festeggia l’invio della manovra a Bruxelles

Lo spread contro il Bund infrange la soglia di 260 punti base. Il rendimento del nostro decennale scende al 2,80%, il quinquennale all’1,85% e il biennale sotto il mezzo punto percentuale. È un movimento che riguarda esclusivamente l’Italia dopo la comunicazione dell’invio del testo definitivo della manovra a Bruxelles con un viatico di parole di ottimismo anticipate dal Premier Conte e il suo ministro Tria. In giornata è atteso il segnale verde della Commissione e i giochi, a quel punto, potranno dirsi praticamente conclusi.

La strada per la normalizzazione resta comunque ancora lunga se si considera che i diretti “antagonisti” di Roma, Portogallo e Spagna, presentano un premio al rischio nei confronti della virtuosa Germania rispettivamente di 140 e 110 punti base, ma la notizia è positiva e in prospettiva potrebbe stimolare una più vivace domanda dei nostri titoli pubblici proprio per quanto appena esposto.

Il ricompattamento dei due alleati politici apre poi la strada al proseguimento del cammino di riforme che è auspicato da molte parti e che si rende quanto mai urgente in una fase in cui la stampella della crescita appare meno solida, si legga in tal senso la revisione al ribasso delle stime da parte dello stesso Governo.

A livello internazionale, al di là dei dati macroeconomici e di sentiment (espressione che identifica risultati di sondaggi), sono i dati di mercato stessi che fanno trapelare in maniera incontrovertibile i timori di un rallentamento che si potrebbe accentuare nei prossimi mesi. Se si guarda alla curva dei tassi americana, non può non saltare all’occhio il forte ribasso del tasso a due anni che è sceso da inizio dicembre di quasi venti centesimi (oggi è al 2,65%). Tenuto conto che questo tratto della curva è quello più direttamente influenzato dalla politica monetaria, quello che il mercato dice nei numeri è che crede in un rapido cambiamento di quest’ultima.

C’è poi il crollo del prezzo del greggio, sprofondato sotto i 47 dollari, sicuramente specchio dell’ormai marginale ruolo dell’Opec nel mercato dell’energia, ma anche necessariamente figlio di una domanda non così vivace come nelle fasi di espansione. Infine, e sopra tutto il resto, la debolezza delle piazze azionarie le cui fasi di recupero sono ormai sistematicamente meno veloci e meno intense di quelle di storno.

Appuntamento clou quindi nella tarda serata europea con l’annuncio della Fed e a seguire conferenza stampa.

Si è già detto più volte che il rialzo dei Fed funds (il tasso di riferimento della politica monetaria americana) è dato per scontato e che un suo rinvio potrebbe, paradossalmente, creare più danni che vantaggi per un entusiasmo di breve respiro, ma le parole di commento da parte del Presidente Powell, queste sì, potrebbero rappresentare un vero faro nelle nebbie che avvolgono i mercati in quest’ultima frazione d’anno.