Shutdown, le implicazioni di un evento tipicamente americano

Per la seconda volta da inizio secolo e la prima in oltre quattro anni il governo americano è costretto a dichiarare lo “shutdown”, questa forma particolare che paralizza una parte dell’apparato burocratico federale in assenza di un accordo su come finanziare il deficit, vale a dire la differenza tra le entrate e le uscite statali.

Nei precedenti diciotto casi nei quali lo shutdown è stato attivato, la procedura di congelamento parziale dell’attività pubblica è durata solo lo spazio di poche giornate, con le eccezioni di un paio di casi che hanno superato le due settimane.

Anche questa volta si pensava che un accordo tra i due contendenti belligeranti, repubblicani e democratici, sarebbe stato raggiunto nel week end e consentisse l’apertura regolare delle attività amministrative già da inizio settimana.

Al contrario, lo shutdown entra oggi nel terzo giorno di attività e con l’iniziare dell’attività feriale si inizierà la lenta e parziale messa in aspettativa dei lavoratori impiegati nei servizi cosiddetti non essenziali.

Nello specifico, verranno subito chiusi i parchi nazionali, i musei e ridotte le attività che erogano servizi ai cittadini (passaporti, certificati, mutui erogati da società pubbliche, etc..).

Nel 2013 anche l’attività del BLS (Bureau of Labour Statistics) fu in parte congelata a tal punto che i dati sull’occupazione del mese di ottobre furono pubblicati a novembre con oltre dieci giorni di ritardo.

In linea di massima, i lavoratori pubblici colpiti dal provvedimento possono arrivare al numero di circa 88.000 unità. Rimangono in servizio solo i servizi strategici a livello nazionale e, in particolare, quelli che riguardano la difesa e la sicurezza della nazione.

Nella maggior parte degli shutdown precedenti, i soggetti coinvolti hanno poi recuperato le giornate di stipendio non lavorate, grazie ad accordi sottoscritti a chiusura dello shutdown.

Anche i dipendenti della Casa Bianca sono colpiti in dimensione significativa con la messa in aspettativa di due terzi degli effettivi, circa 1.200 unità su quasi 1.800 maestranze.

Vi ricorderete la scenetta di Obama il quale, durante il precedente shutdown del 2013, uscì a piedi dalla Casa Bianca con alcuni collaboratori e guardie del corpo ed entrò in un fast food di Washington in mancanza di cuochi che gli preparavano il pranzo.

QUANTO POTRA’ DURARE

Pochi giorni al massimo come nei precedenti casi, secondo la maggioranza degli esperti.  Diverse giorni o settimane, secondo altri tra i quali Goldman Sachs.

L’oggetto della contesa è un accordo parziale per rimandare il finanziamento del budget 2018 all’8 febbraio. La manovra è già passata alla Camera, ma si è arenata in Senato dove la maggioranza repubblicana (51 senatori) deve scendere a compromessi con i democratici per raggiungere il quorum di sessanta teste.

I democratici si oppongono alla limitazione dei diritti di immigrazione per alcune minoranze etniche che coinvolgono circa 700.000 persone e ricattano i repubblicani proponendo la  riduzione del budget militare.

La paralisi potrebbe durare più a lungo del solito anche per due motivi:

  • A novembre ci sono le elezioni politiche di medio termine.
  • Il mercato azionario continua a salire indisturbato.

Riguardo al primo punto, è subito iniziato lo scarica barile delle responsabilità da una parte politica nei confronti dell’avversario. Chiunque creda di potersi avvantaggiare dallo shutdown non muoverà un dito per farlo terminare prima del necessario.

Quanto a Wall Street, il mercato azionario è sempre sceso durante la chiusura della macchina governativa e ha rappresentato un catalizzatore per chiudere la procedura di congelamento con maggiore velocità.

Tale senso di responsabilità viene, invece, oggi a mancare in quanto gli indici americani si  trovano su vette impensabili e già venerdì scorso hanno dimostrato la loro totale indifferenza all’annuncio della paralisi parziale dell’apparato federale, mettendo a segno l’ennesimo record storico.

Per quanto sopra, il braccio di ferro rischia di proseguire per giorni o forse settimane con qualche impatto anche sulla crescita dell’economia domestica. E’ stato stimato, infatti, che per ogni settimana di shutdown il Pil si riduca di due decimi di punto percentuale.

Sull’esito finale, qualcuno scommette che si possa, questa volta, anche battere il record di durata del 1995 di 21 giorni.