JP Morgan – L’opinione del gestore Papp Zsolt sul debito dei Mercati Emergenti

La ricerca della redditività spinge sempre più gli investitori a guardare verso nuove asset class. Una alternativa interessante è rappresentata dai titoli del debito dei Paesi emergenti che presentano rendimenti superiori a quelli dei Paesi sviluppati e in molti casi hanno alle spalle economie che, grazie agli elevati tassi di crescita, possono rassicurare gli investitori. Si tratta tuttavia di mercati dove è meglio affidarsi a una consulenza professionale. Market Insight ha chiesto la visione sul debito dei Mercati emergenti a Papp Zsolt, gestore del comparto Lux IM JPM Short Emerging Debt della Sicav lussemburghese Lux Im lanciata da Banca Generali.

La ricerca di nuove fonti di reddito è un’esigenza sempre più sentita in un contesto in cui alcune delle tradizionali asset class, quali titoli di Stato dei Paesi sviluppati, liquidità e conti di deposito, non garantiscono più rendimenti soddisfacenti. In questo contesto gli Emerging Market, caratterizzati da tassi di sviluppo notevolmente superiori alle economie storiche, rappresentano una valida alternativa.

Le previsioni di crescita non lasciano dubbi. Nei prossimi 10-15 anni gli economisti di JP Morgan si attendono che Pil reale delle economie emergenti cresca a un ritmo medio di circa il 4,5% annuo rispetto al modesto 1,5% delle economie sviluppate.

Una tendenza ineluttabile e legata allo sviluppo demografico: più dell’80% della popolazione mondiale vive nelle economie emergenti e dal 1960 la popolazione di quest’area geografica è aumentata di quasi 4,5 miliardi di persone, a fronte di circa 350 milioni di persone nel Mondo sviluppato. Nei prossimi 30 anni la popolazione di questi Paesi crescerà di quasi 2 miliardi di unità.

Si tratta però di mercati dove è difficile avventurarsi senza un adeguato accompagnamento professionale. Market Insight ha chiesto la visione sui mercati a Papp Zsolt che gestisce il comparto Lux IM JPM Short Emerging Debt della Sicav lussemburghese Lux Im lanciata da Banca Generali.

Il comparto investe in obbligazioni dei Paesi emergenti con un’ottica prudente. Il debito dei Paesi emergenti rappresenta infatti una asset class interessante poiché presenta rendimenti superiori a quelli dei Paesi sviluppati e nello stesso tempo la crescita e la solidità di alcune economie ne mitiga la rischiosità.

Quali sono le vostre previsioni per i mercati finanziari internazionali?

Papp Zsolt

La nostra visione sui mercati finanziari internazionali rimane positiva. Nel complesso è molto probabile che la crescita globale rimanga solida. La politica fiscale americana espansiva ha tutte le potenzialità per dispiegare da qui in avanti i suoi effetti a supporto della crescita.

L’inflazione sta iniziando ad aumentare dai bassi livelli a cui era e lo scenario attuale delle politiche delle banche centrali dei G3 rimane favorevole, anche se è probabile che si affievolisca in futuro.

 

Qual è la vostra strategia di investimento nell’attuale contesto?

Ci attendiamo un progressivo incremento dei tassi di interesse. In questo contesto, cerchiamo di costruire un portafoglio con bassa duration. Gestiamo questo fenomeno sottopesando i comparti a più lunga scadenza. Inoltre crediamo che gli spread sugli hign yield rimangano attraenti.

Quali scelte di portafoglio in termini di mercati e di selezione dei titoli avete attuato?

Per quanto riguarda il debito dei Mercati Emergenti nelle valute forti noi stiamo leggermente sovrappesando i titoli di Stato rispetto a quelli delle singole società.

I bond sovrani hanno registrato recentemente una visibile correzione per cui presentano valutazioni più attraenti. Per quanto riguarda invece le obbligazioni corporate noi preferiamo le aziende con solidi bilanci, bassi rischi di rifinanziamento e rendimenti interessanti.

Nel complesso riteniamo che il carry (prendere a prestito capitali in valute e reinvestirli in altre valute a tassi superiori ndr) rimanga il principale fattore chiave dei ritorni nei prossimi mesi.

Quali saranno le conseguenze per i Paesi emergenti delle politiche di rialzo dei tassi in Usa e più avanti in Europa?

L’aumento dei tassi di interesse comporterà un incremento dei costi di rifinanziamento per i Mercati Emergenti, che dovrebbe essere gestibile per la maggior parte dei Paesi e delle società dell’area.

Sia le nazioni sia i singoli gruppi industriali sono generalmente in buona salute e i Mercati Emergenti sono meno dipendenti dai finanziamenti esterni rispetto al passato.

Tuttavia alcuni singoli Stati che presentano una vulnerabilità rispetto all’esterno (come per esempio la Turchia) dovranno affrontare pressioni per un incremento dei rendimenti, spread e tassi di cambio.

Quali potranno essere gli effetti sulla crescita delle economie dei Paesi emergenti derivanti dalla guerra commerciale portata avanti da Trump?

Secondo le stime economiche l’impatto delle dispute sulle tariffe potrebbe pesare per circa lo 0,2-0,3% del Pil globale. Anche se si tratta di un effetto non trascurabile, è improbabile che faccia deragliare il percorso di ripresa mondiale.

Detto questo non è da escludere una ulteriore escalation che potrebbe comportare un impatto più visibile.

Quali sono i Paesi su cui puntate maggiormente?

Nei Mercati Emergenti preferiamo i Paesi con fondamentali solidi, senza squilibri particolari, e con una credibile politica fiscale e monetaria.

In questa fase del ciclo privilegiamo anche i Paesi esportatori di materie prime. Questo gruppo include Paesi come Messico, Indonesia, Kazakhstan, Colombia o Serbia.

Inoltre tra i nostri favoriti vi sono Paesi che sì presentano alcuni squilibri, ma che hanno predisposto un percorso visibile per affrontare tali vulnerabilità, come Sudafrica e Argentina per esempio.

Quali ritenete siano i maggiori rischi in questa fase?

A nostro modo di vedere, il maggior fattore di rischio per i mercati finanziari in generale è rappresentato dalla volatilità dei mercati globali come diretta conseguenza del processo di normalizzazione dei tassi di interesse.

Un altro rischio potrebbe essere venire da un tasso di inflazione superiore alle aspettative. Infine chiaramente una intensificazione delle dispute commerciali esporrebbe a maggiori rischi l’economia.

Qual è la vostra strategia sulle diverse valute? Effettuate coperture o i cambi sono una componente della performance?

Generalmente prendiamo una posizione attiva sulle valute e ci aspettiamo di generare parte della performance attraverso il carry e l’apprezzamento dei cambi.

Tuttavia nel contesto di una strategia di investimento che mira a una duration limitata tendiamo a coprire il rischio valuta allo scopo di limitare l’impatto della volatilità sui cambi.

Ci sono rischi particolari per i Mercati Emergenti e come li controllate?

I principali rischi non sono cambiati a nostro avviso. La normalizzazione delle politiche monetarie globali e il conseguente riallineamento dei tassi di interesse rimangono la maggiore fonte di volatilità.

Quindi continuiamo a preferire emittenti con bassi rischi di rifinanziamento e basse sensitività alla volatilità dei tassi di interesse globali e americani in particolare.