L’economia americana continua a correre

Il Pil degli Stati Uniti nel secondo trimestre è uscito con un numero stellare come era del resto già stato ampiamente previsto.

Malgrado il 27% di questo risultato (+4,1%) sia stato condizionato da elementi non ripetibili, anche i dati preliminari del terzo trimestre lasciano intravedere che la forza dell’economia statunitense non sia destinata ad attenuarsi nei prossimi mesi.

In aggiunta, i rischi di recessione sia nel breve che nel lungo termine continuano ad essere assai contenuti.

Anche l’escalation della guerra commerciale non sembra, al momento, avere lasciato alcun segno sui dati macroeconomici.

La situazione attuale dell’economia Usa

Come già indicato, i risultati del primo semestre sono stati assai soddisfacenti. Non solo nel secondo trimestre la crescita si è attestata al 4,1%, la più elevata negli ultimi quattro anni, ma anche quella dei primi tre mesi dell’anno è stata rivista al rialzo dal 2% al 2,2 per cento.

Anche il dato del secondo trimestre sarà rivisto ancora due volte, a fine agosto e settembre, ma la banda di oscillazione presunta varia dello 0,6% in direzione sia negativa che positiva.

Il dato pubblicato la scorsa settimana è stato positivamente influenzato dalla crescita in diversi settori dell’economia e nello specifico:

  • Spesa pubblica: +3.5% YoY;
  • Consumi privati: +4.0% YoY;
  • Investimenti aziendali: +7.3% YoY.

I risultati sono anche stati favoriti da un sostenuto incremento dell’export, che ha partecipato per l’1,1% al conteggio finale ed al 27% della crescita totale.

Il risultato è sicuramente viziato dall’aumento delle scorte degli importatori stranieri che hanno riempito i magazzini prima dell’inizio della guerra commerciale.

Il dato è stato bilanciato da una diminuzione degli inventari per investimenti di un punto percentuale, in quanto le società hanno faticato a soddisfare la domanda. Questa situazione è in realtà un’opportunità  poiché i futuri investimenti trascineranno la crescita nei prossimi trimestri, compensando eventuali picchi delle esportazioni che non sono sempre ripetibili.

Defalcando l’effetto “one-time” della riforma fiscale, gli analisti stimano che la crescita reale si sarebbe assestata ad un +2,7%, che rimane sempre un livello alquanto soddisfacente.

In base al risultato della prima versione pubblicata (+4,1%) e di quello dei primi tre mesi, l’economia a stelle e strisce è cresciuta del 3,1% nel primo semestre. Qualora continuasse allo stesso ritmo anche nel secondo, il bilancio della crescita dell’anno in corso sarebbe il primo oltre il tre per cento dal 2003.

Tutti i modelli di stima del Pil sono molto volatili e quest’ultima proiezione, pur non garantendo un proseguimento delle crescita a ritmi così sostenuti, conferma che l’escalation delle tensioni tariffarie non ha avuto alcun impatto negativo sul versante domestico, almeno per il momento.

Bassi rischi di una prossima recessione

E’ probabile che l’economia americana sia al picco di un ciclo espansivo ormai decennale, il più lungo di sempre dal dopoguerra, ma non ancora alla fine del periodo di crescita.

Inoltre, il punto di partenza della discesa è così elevato che ci saranno tutti i segnali per prepararsi ad un rallentamento economico anche nella composizione del portafoglio investimenti con il trasferimento da titoli “growth” (tecnologia) a difensivi (utilities, materie prime, consumi durevoli e sanità) e l’aumento della percentuale di liquidità detenuta.