Mercati – Europa positiva ma Milano resta indietro (-0,1%), incertezza su accordo Usa-Cina

Chiusura perlopiù in rialzo per i principali listini del Vecchio Continente, mentre Wall Street viaggia incerta dopo gli ultimi commenti di Donald Trump sul commercio.

A Piazza Affari, il Ftse Mib termina sostanzialmente invariato (-0,1%) a 23.259 punti, arretrato rispetto al Dax di Francoforte (+0,2%), il Cac 40 di Parigi (+0,2%), l’Ibex 35 di Madrid (+0,4%) e il Ftse 100 di Londra (+1,2%), sostenuto anche dal deprezzamento della sterlina. Oltreoceano si muovono intorno alla parità Dow Jones (+0,2%), S&P 500 (flat) e Nasdaq (-0,1%).

L’attenzione degli investitori resta focalizzata sui rapporti fra Stati Uniti e Cina, al termine di una settimana costellata da indicazioni contrastanti.

Il presidente americano ha parlato di un accordo “molto vicino”, pur ribadendo che sia Pechino a volerlo maggiormente. Parole che seguono quelle del collega cinese Xi Jinping, secondo cui la Cina sta lavorando per un accordo equo e basato sul reciproco rispetto.

Negli ultimi giorni il vicepremier cinese Liu He ha invitato il rappresentante americano Robert Lighthizer a Pechino per riprendere dal vivo i negoziati. Inoltre, laddove non si raggiunga un accordo in breve tempo, gli Usa potrebbero posticipare l’entrata in vigore dei nuovi dazi prevista per il 15 dicembre.

Tuttavia, le relazioni fra le due superpotenze potrebbero ancora complicarsi laddove Trump ponga la firma sulla legge in favore dei manifestanti di Hong Kong. Una mossa che Pechino considera una grave intromissione nei propri affari e a cui è pronta a rispondere con ritorsioni non meglio definite.

Sul fronte macroeconomico, in giornata sono stati diffusi gli indici preliminari di novembre di Markit, che hanno evidenziato una sostanziale stabilizzazione del rallentamento economico dell’eurozona e una crescita sopra le attese negli Usa.

In mattinata Christine Lagarde ha tenuto il primo intervento da presidente della Bce, confermando il ruolo chiave delle politiche fiscali per far sì che la politica monetaria raggiunga più agevolmente gli obiettivi prefissati.

Sul Forex, l’euro/dollaro arretra leggermente a 1,1031, mentre il cambio tra biglietto verde e yen resta poco mosso a 108,66. In calo la sterlina a 1,2832 dollari e a 0,8596 nei confronti della moneta unica, dopo i dati in contrazione sul settore manifatturiero e sui servizi del Regno Unito, che rappresentano complessivamente la peggior lettura da luglio 2016, a causa dell’incertezza legata alla Brexit e alle elezioni del 12 dicembre.

I segnali contrastanti sul commercio penalizzano le quotazioni del greggio, con il Brent a 63,34 dollari (-1%) e il Wti a 57,80 dollari (-1,3%) al barile, in precedenza sostenuti dalle attese di un’estensione dei tagli alla produzione dei paesi OPEC+.

Nel comparto obbligazionario, lo spread Btp-Bund si amplia a 154 punti base, con il rendimento del decennale italiano poco mosso all’1,18%, a fronte di un calo dei principali omologhi europei.

A Piazza Affari, fra le big cap gli acquisti premiano in particolare Diasorin (+3,2%), Tenaris (+1,6%), Ubi (+1,4%) e Fineco (+1,4%) mentre Bper (-2,4%) scivola in coda al Ftse Mib.