Obbligazioni – Trump a giudizio

La vera notizia del giorno, per quanto già ampiamente scontata nel suo esito, sarà la doppia votazione oggi alla Camera (l’equivalente americano del nostro Parlamento) per decidere l’eventuale rinvio a giudizio (in Senato) del Presidente Trump sui due distinti capi d’imputazione addebitatigli.

Vista la maggioranza democratica schiacciante alla Camera è praticamente impossibile una decisione contraria. Vista la maggioranza repubblicana in Senato altrettanto improbabile, ma con tempi molto lunghi, una sentenza di condanna, allo stato dei fatti.

Questa la ragione per cui, al di là dei risvolti politici e spettacolari di una campagna elettorale che entrerà nel vivo solo molto più in là nel 2020, la notizia ha più eco sui rotocalchi e impatto nullo sui mercati.

Mercati peraltro da giorni in modalità “natalizia” e vivacizzati solo da notizie sul fronte societario, minimo invece il riscontro sul fronte macroeconomico dove il calendario si assottiglia e lascia i dati più importanti proprio a cavallo delle festività principali.

I dati sulla bilancia commerciale giapponese deprimono in misura limitata il Nikkei, ma lasciano comunque l’andamento generale delle piazze asiatiche moderatamente positivo, così come si era visto a Wall Street.

Lo stesso può dirsi per l’Europa che cavalca lo spunto della suggellata fusione Fca-Psa che dà vita al quarto produttore mondiale di automobili, mentre il mercato obbligazionario prosegue in sordina, imbalsamato nel suo range di cui beneficia il Btp che approfitta per limare un paio di centesimi di spread arrivando ad agguantare i 155 bps dopo il dato di sentiment tedesco registrato dall’Ifo.

Continua a restare molto vicino all’1,90% il T-bond, mentre scende in termini relativi il Treasury a due anni aumentando la ripidità della curva americana nel rispettivo segmento a 26 punti base, spettatore di ciò un dollaro anche stamane scambiato in area 1,1130.

Si accentua invece la discesa dello spread sugli high-yield che scende sotto i 320 e si avvicina a 360 punti base rispettivamente per i titoli in euro e in dollari. Si ricorda, a questo proposito, che lo spread misura il premio al solo rischio di credito trattando indistintamente e artificiosamente i titoli come se fossero indicizzati al tasso interbancario.