Obbligazioni – La geopolitica torna dietro le quinte

Mentre si infiamma la piazza a Teheran sull’onda emotiva del mistero dell’abbattimento del Boeing ucraino spostando quindi il problema da politica estera a interna, la questione libica si avvia verso una soluzione a stretta guida Putin-Erdogan ritagliando una parte da attori non protagonisti per Italia ed Europa, di fatto confinate a ruolo di spettatori/ospiti.

I mercati hanno di fatto abbandonato in fretta il tema geopolitico che, comunque sia, ne aveva alterato il ritmo del sonno in misura marginale e tornano a guardare all’evolversi del dialogo con Pechino che si sposterà a breve, dalla condivisione delle linee di principio, a quello ben più importante degli aspetti pratici, tutti da negoziare. Se il tavolo delle trattative con Pechino prende una fisionomia più ordinata, si complica d’altro verso quello con l’Europa, necessariamente prossima “imputata commerciale” dell’Amministrazione americana, questione di cui gli operatori sembrano al momento tuttavia non preoccuparsi.

L’avvio di settimana per le Borse è quindi ancora una volta all’insegna del toro, in maniera diffusa dall’Asia all’Europa e nelle indicazioni dei future di Wall Street, in parallelo all’effetto calmierante sui prezzi di petrolio e oro che il rasserenamento in Medio Oriente ha portato.

Appare più debole il dollaro il cui rapporto con l’Euro si riporta sopra 1,11, pur recuperando nei confronti dello Yen, ed anche il Franco svizzero che venerdì aveva sfondato la resistenza di 1,08 contro euro ripiega in direzione opposta.

Mentre la curva dei tassi americana resta impassibile all’evoluzione generale, i benchmark europei proseguono il momento di debolezza che vede il rendimento del Bund risalire di un paio di centesimi ancora e portarsi in zona -0,17% a fronte di un Btp che perde un po’ della sua recente virtuosità cedendo in termini relativi con uno spread che oscilla in area 155.

Incominciano ad affilarsi le armi in vista delle elezioni emiliane e il magma della coalizione è sempre più tale in tutte le sue diverse componenti con indubbia difficoltà nell’identificare il percorso evolutivo che il Governo potrebbe avere in relazione all’esito delle urne.

I corporate high-yield, in ultimo, sottolineano nell’ultimo dato disponibile come il rialzo dei rendimenti dei benchmark non rappresenti ancora un avversario competitivo nell’attrarre l’interesse degli investitori che continuano a prezzare come equo il premio di rischio riflesso negli spread medi che, con una distanza più o meno costante di circa 30 bps, stanno ormai decisamente puntando verso l’obiettivo del 3%.