Mercati Usa – Apertura poco sopra la parità, S&P 500 a +0,15%

Partenza poco sopra la parità a Wall Street con gli investitori ancora intenti a valutare l’evoluzione dello scoppio dell’epidemia di coronavirus in Cina. Dopo pochi minuti di scambi, il Dow Jones segna un +0,05%, lo S&P 500 un +0,15% e il Nasdaq un +0,25 per cento.

Sul fronte macro, le vendite al dettaglio negli Stati Uniti a gennaio sono aumentate dello 0,3% in linea alle attese, rispetto al +0,2% della rilevazione precedente (rivista da +0,3%). La produzione industriale, invece, lo scorso mese è diminuita dello 0,3% su base mensile, rispetto al -0,2% previsto dal consensus e al -0,4% della rilevazione precedente.

Intanto sul Forex il biglietto verde è sostanzialmente stabile nei confronti di un paniere di altre valute, con il cambio dollaro/yen che si mantiene a 109,8. L’euro/dollaro viaggia a 1,0855, in leggero recupero dai minimi dal 2017 dopo la lettura preliminare del Pil dell’Eurozona in linea alle attese.

Nel comparto del reddito fisso scendono i rendimenti dei Treasury su tutta la lunghezza della curva, con il tasso sul decennale in calo di circa 3 punti base all’1,58% e quello sul biennale di circa 2 punti base all’1,42 per cento.

I mercati cercano di capire la velocità di diffusione del virus cinese e i potenziali effetti sulla crescita economica globale, dopo gli ultimi aggiornamenti arrivati da Pechino.

Gli ultimi dati arrivati hanno mostrato un incremento di nuovi casi di coronavirus nella provincia di Hubei inferiore a ieri, rimanendo comunque più alto rispetto a prima del cambio di metodologia diagnostico.

L’azionario globale è comunque impostato per chiudere la seconda settimana consecutiva in rialzo, in scia alle speranze di un recupero dell’economia dall’impatto della crisi sanitaria, anche se gli effetti continuano a farsi sentire.

Tra le materie prime, infine, prosegue il recupero delle quotazioni del greggio con il Brent (+1,7%) a 57,4 dollari e il Wti (+1,3%) a 52,1 dollari, impostate per mettere a segno il primo rialzo settimanale da inizio gennaio.

A sostenere i prezzi contribuiscono le aspettative che i maggiori produttori implementino ulteriori tagli all’offerta fino a 2,3 milioni di barili al giorno per compensare il rallentamento della domanda in Cina causato del coronavirus.