Obbligazioni – La Fed decide di usare l’artiglieria pesante

Un comunicato laconico accompagna la decisione della Fed, inaspettata nei soli tempi, di tagliare di mezzo punti i tassi di riferimento del dollaro.

Uno dei punti di forza, forse il principale, degli Stati Uniti è il pragmatismo accompagnato a decisionismo: esempio di realpolitik che antepone l’azione all’esito di discussioni e tergiversazioni nella logica elementare del prevenire invece di curare.

“L’economia è forte – recita il comunicato -, ma il coronavirus evidenzia dei rischi in evoluzione sull’attività economica”. Mancano gli aggettivi che qualifichino l’effettivo pensiero di Powell: quanto grandi siano questi rischi e quanto rapido sia il loro evolversi. Ma nel cruciverba è l’immediatezza della decisione a suggerire le risposte.

Forse è proprio il senso di allarme che determina la reazione di forte ritracciamento di Wall Street, reazione che si esaurisce, al momento, nelle indicazioni di recupero dei future di stamane che confermano comunque come sia quanto mai indispensabile un solido trinceramento su questa linea di difesa, come sottolineato ieri.

Si sta svuotando l’arsenale e con un T-bond ormai abbondantemente sotto l’1%, gli spazi di manovra sono sempre più ridotti. Le parole, che si mostrano efficaci nei periodi di normalità, nei casi di emergenza vanno misurate con grande attenzione per evitare che i messaggi non vengano compresi o addirittura fraintesi: ecco la ragione di un comunicato di sei righe.

Situazione quindi ancora molto disordinata come prova la curva tedesca con il Bund di nuovo a -0,64%, ma soprattutto con il cinque anni che riesce a spingersi al di sotto del rendimento del due. Recupera il Btp attratto nell’orbita dei beni rifugio insieme ai Paesi di periferia che avevano subito trattamento simile nelle scorse sedute, e forse – il dubbio è legittimo – anche grazie ad un maggiore controllo esercitato dal singolo più potente investitore del momento: la Banca Centrale. Lo spread si riallinea sopra i 160 bp e spegne qualsiasi tentativo di fuga verso l’alto.

Cambi in aggiustamento e oro che riprende a salire spinto anche dalla riduzione dei tassi americani che ne rendono più appetibile in futuro il finanziamento. Sugli spread degli high-yield, infine, si arresta la corsa e si apre il quesito se si tratti di una pausa di continuazione o di inversione a seconda se prevarrà l’idea di un repricing del rischio o ancora una volta la fame di rendimento nella desertificazione delle alternative.