Obbligazioni – Lunedì nero

Il crollo del prezzo del petrolio è l’innesco per un sell-off globale che risparmia ormai solo un pugno di asset.

I numeri che si rincorrono sul mercato di questa mattina non hanno valore nella vana corsa a liquidare le posizioni alimentata da un panico collettivo ben più contagioso del virus Covid-19.

Il mercato sembra scappato di mano. Gli indici di Borsa pagano il prezzo più elevato, ma gli unici superstiti hanno sempre lo stesso nome: T-bond, Bund, Oro, Franco Svizzero.

Per chi fa i conti in euro tuttavia, i guadagni sui Treasuries e sul metallo giallo sono ridimensionati dall’indebolimento del dollaro che arriva a sfiorare l’1,15 contro la divisa europea prima di ripiegare quasi una figura intera più in basso.

La volatilità è esplosa.

La curva tedesca si appiattisce ulteriormente con il Bund (10 anni) a rendere meno del -0.80% e le scadenze a cinque e due sono di dieci centesimi ancora più basse. Tutto gli altri benchmark entrano in fibrillazione e si muovono in maniera scomposta con ovviamente i titoli dei Paesi più fragili, Italia in primis, a soffrire il fly-to-quality che li penalizza fortemente.

Lo spread, per quello che può valere in questo frangente, sale oltre 220 punti base.

Vittime e carnefici delle proprie reazioni incontrollate i mercati sembrano abbandonati a se stessi dopo lo sforzo isolato della Fed della settimana scorsa, mentre il prezzo del rischio aumenta in coerenza al timore di una recessione.

Non possono fare eccezione in quest’ottica gli high-yield, i cui spread in tabella non sono che un’immagine molto sfuocata.