Mercati Usa – Crollano in scia al dato macro sull’inflazione

Wall Street inverte la salita mattutina dei futures in seguito alla pubblicazione dei prezzi al consumo del mese di agosto che risultano in calo rispetto a luglio, ma ben al di sopra delle previsioni.

Il dato scatena le vendite su tutti i listini penalizzando soprattutto il settore tecnologico. Lo S&P500 non riesce a recuperare il supporto dei 4.000 punti e chiude ben al di sotto, sui minimi intraday.

Il bilancio finale è molto pesante con il Nasdaq capofila del crollo con una perdita del 5,2%, la peggiore dal marzo 2020, seguito dallo S&P500 (-4,3%), dal Russell (-3,9%) ed infine dal Dow Jones (-3,9%) il quale, tuttavia, lascia sul terreno quasi 1.300 punti mettendo a segno la più pesante seduta dal giugno 2020.

Caporetto per tutti i titoli della tecnologia e non solo. La lista è guidata dai semiconduttori – Nvidia e AMD – che lasciano sul terreno il nove per cento. Ancora peggio chiude Facebook, la cui perdita sfiora i dieci punti percentuali mettendo a segno un nuovo minimo a dodici mesi.

Pesanti cali anche per Amazon ed Intel (-7%), mentre Apple, Microsoft e Google sfiorano invece una contrazione del sei per cento.

Esplode la volatilità con il VIX che guadagna il quindici per cento salendo a 27,3 punti.

Sul mercato obbligazionario prosegue la salita dei rendimenti con il Tbond che si apprezza di altri sette punti base al 3,43%.

Tra le materie prime il petrolio riesce a difendersi e recupera le perdite iniziali, terminando invariato poco al di sotto degli 88 dollari al barile.

Tra i metalli preziosi frenano sia l’oro che l’argento penalizzati sia dal rialzo dei tassi di interesse che dall’apprezzamento del dollaro. La discesa del metallo giallo sfiora i due punti percentuali, mentre quella del metallo meno nobile la supera, limando l’apprezzamento di quattordici punti percentuali nelle sette sedute precedenti.

Sul mercato valutario il dollaro guadagna una figura e mezza nei confronti della moneta unica euro, risalendo fino a 0,997.