Seduta in denaro per le principali borse asiatiche – orfane di Taiwan – dopo la chiusura positiva di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen guadagnano rispettivamente l’1,9% e lo 0,7%. Accelera Hong Kong (+3,5%), più cauto invece il Giappone con Nikkei a +0,3% e Topix a +0,2%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a +1,0%, l’S&P 500 a +0,7% e il Nasdaq a +0,6%.
Mentre la promessa di un nuovo stimolo politico ha dato una spinta ai mercati cinesi a fine settembre, i timori che la somma impiegata non sarà sufficiente hanno interrotto un rally rovente nelle azioni della Cina continentale mercoledì.
Mentre i dati sull’inflazione statunitense più tardi in giornata forniranno dettagli sul percorso della politica della Federal Reserve, gli investitori in Cina aspetteranno una conferenza stampa del ministero delle finanze sabato per avere indizi sullo stimolo fiscale.
Il mercato rimane in bilico sulle intenzioni di Israele di lanciare un attacco di rappresaglia contro Teheran, che ha scatenato timori di una guerra totale. L’Iran ha avvertito che è pronto a lanciare migliaia di missili se necessario. Il presidente Joe Biden ha sconsigliato un attacco alle infrastrutture petrolifere iraniane e mercoledì ha parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per la prima volta in oltre un mese.
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,094 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen scende a 149,1. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,3%) a 76,8 dollari al barile e il Wti (+0,4%) a 73,5 dollari.