
La volontà del governo Renzi di ridurre il numero delle società controllate dagli enti locali, con l’annuncio di incentivi per le aziende che si aggregano (il cui ammontare dovrebbe essere definito a metà ottobre nella prossima legge di stabilità), hanno fatto riemergere nel dibattito politico l’ipotesi, in realtà mai tramontata, di una fusione tra A2A e Iren. Meglio ancora la costituzione di una superutility del Nord che potrebbe nascere dall’integrazione di queste due società. Ricordiamo che nell’Italia settentrionale il sistema delle municipalizzate è dominato da tre grandi gruppi, tutti quotati: A2A in Lombardia; Hera sulla dorsale adriatica che parte dalla Marche, passa da Bologna e attraversando il Veneto arriva fino al Friuli Venezia Giulia; Iren tra Piemonte, Liguria ed Emilia occidentale. Accanto a queste realtà, sopravvivono aziende di piccole dimensioni attive per lo più in settore regolati che per evitare di essere fagocitate dai gruppi quotati sono pronte ad allearsi tra loro, anche se le dimensioni dei nuovi gruppi rimarrebbero ancora trascurabili. Finora, l’unico management che è stato protagonista del processo di consolidamento nel settore delle local utility in Italia è stato quello di Hera. Il gruppo presieduto da Tommaso Tommasi di Vignano, anche grazie al contributo (attraverso un aumento di capitale di circa 100 milioni) del Fondo Strategico Italiano, controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti, ha portato a casa AcegasAps, nata nel 2003 dalla fusione tra Acegas Trieste e Aps Padova, e ha avviato l’integrazione di Amga Udine. Il successo di queste operazioni – sottolineato dal migliore andamento borsistico di Hera (+29,3%)

rispetto ad A2A (-1,5%), Iren (-2,4%) ed Acea (+24,6%) da inizio anno – conferma che la strategia perseguita dai vertici di Hera sul fronte dell’M&A fin dai tempi della quotazione in borsa nel giugno del 2003, è stata vincente. Decisamente più travagliate le fusioni tra Utility quotate delle stesse dimensioni. In questo caso, sono da registrare le difficoltà a raggiungere un accordo sulla governance, come dimostra l’esperienza di A2A, che ha avuto grossissimi problemi a far convivere l’anima bresciana con quella meneghina, e di Iren, dove solo di recente si è trovato un compromesso tra i soci torinesi, genovesi ed emiliani. Compromesso che, poco più di un anno fa, ha portato alla nomina dell’amministratore delegato Nicola De Sanctis, con il compito di accelerare l’integrazione verticale tra le varie attività (gas, energia, acqua e rifiuti) del gruppo distribuite tra Torino, Genova e Reggio Emilia.