HERA – I COMUNI AL 33% IN TRE ANNI

In previsione della scadenza, il prossimo 30 giugno, del patto di sindacato i comuni soci del gruppo guidato da Tomaso Tommasi di Vignano stanno valutando l'idea di passare nel giro di tre anni ad una quota di controllo pari al 33% dall'attuale 52 per cento. La Legge di Stabilità contempla infatti la possibilità di introdurre il voto plurimo, che permetterebbe di mantenere formalmente il controllo anche con una partecipazione di maggioranza inferiore al 50 per cento. Una simile decisione potrebbe avere un impatto negativo nel breve periodo sull'andamento del titolo a piazza Affari, ma nel medio/lungo periodo l’aumento del flottante sul listino milanese può rappresentare una notizia positiva anche alla luce delle prospettiva di crescita del gruppo.
Tomaso Tommasi di Vignano , presidente di Hera.
Tomaso Tommasi di Vignano , presidente di Hera.

Il prossimo 30 giugno scadrà il patto di sindacato tra i comuni azionisti della multi utility bolognese, che al momento ne controllano il 51 per cento. Secondo quanto riportato da Reuters, i soci starebbero valutando varie opzioni, fra cui si fa sempre più strada la discesa ad una quota nel capitale pari al 33 per cento nel giro di tre anni. Una decisione in questo senso dovrebbe essere presa a cavallo tra marzo e aprile.

La notizia di una diminuzione delle partecipazioni al vertice non è certo una novità: già lo scorso dicembre infatti, il patto era stato rinnovato per soli sei mesi proprio in previsione di questi cambiamenti. Bisogna valutare con attenzione gli effetti della Legge di Stabilità, che offre tra le altre cose la possibilità di mantenere il controllo pubblico anche con una quota inferiore al 50%, grazie all’introduzione del voto plurimo. Inoltre il comune di Bologna, principale azionista con il 13,3% (che include anche alcuni piccoli comuni della sua provincia), ha ribadito il concetto lo scorso gennaio, dichiarando in sede di presentazione del bilancio di previsione 2015 che entro fine marzo sarà presentato un piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie.

Stefano Venier, amministratore delegato del gruppo, interrogato sulla questione si è limitato a dire che “si stanno valutando varie opzioni. Dipende sempre in che tempi e in che modo”, ma sabato scorso il sindaco di Bologna aveva espressamente dichiarato che “il patto sta considerando di vendere gradualmente la propria quota in Hera in un periodo di 3 anni, scendendo intorno al 33 per cento”.

Ricordiamo che attualmente nell’azionariato del gruppo guidato da Tomaso Tommasi di Vignano ci sono oltre a Bologna anche i comuni delle province della Romagna (19,8%), di Modena (9,5%), Padova (4,8%), Trieste (4,8%), Udine (3,2%) e Ferrara (2%). L’8% del capitale è, invece, vincolato a un patto tra soci privati.

Se i comuni azionisti procederanno alla vendita di parte delle proprie quote, l’effetto sull’andamento del titolo a piazza Affari sarà negativo nel breve periodo. Nel medio/lungo periodo l’aumento del flottante sul listino milanese può rappresentare una notizia positiva anche alla luce delle prospettiva di crescita dell’ex-municipalizzata. Alcuni investitori istituzionali potrebbero decidere di entrare oppure di aumentare la propria partecipazione su un titolo maggiormente liquido che attualmente fa parte dell’indice Ftse Italia Mid Cap.