La commissione europea ha deciso di prendere ulteriori contromisure a difesa degli operatori dell’acciaio, con l’introduzione di una sorveglianza preliminare. Con il nuovo regolamento infatti le importazioni di prodotti siderurgici nel Vecchio Continente possono avvenire solo tramite licenza di importazione. L’elenco dei prodotti siderurgici sottoposti a vigilanza è molto ampio, e prevede l’inclusione di un’ampia gamma di prodotti, tra cui billette, lunghi, piani, fili, tubi saldati e senza saldatura, accessori per tubi e fasteners. Tale nuovo regolamento resterà in vigore per quattro anni (maggio 2020).
Una decisione che si è resa necessaria visto le difficoltà causate ai produttori europei di acciaio da quelli cinesi e russi che attuano politiche di dumping, vendendo a prezzi anche molto più bassi. Basti pensare che le importazioni di prodotti siderurgici in Ue è cresciuta da 41,8 milioni a 55 milioni di tonnellate tra il 2012 e il 2015 (+31,5%), mentre le nostre esportazioni siderurgiche sono calate di oltre il 20 per cento. I produttori europei infatti continuano a chiedere politiche più forti di quelle finora attuate in difesa dei loro interessi.
Come ha riportato Eurofer il 21 aprile, nel giorno europeo dell’acciaio, la sovracapacità di acciaio a livello mondiale è pari a 700 milioni di tonnellate, di cui 400 del mercato cinese. E di fatti il coefficiente di utilizzo degli impianti nel mese di marzo 2016 è stato del 70,5%, 130 basis point più basso del pari periodo 2015.
Commento
Una riforma necessaria quella introdotta dall’Ue volta a contrastare il dumping cinese, frutto della consultazione con l’industria europea e riflesso delle recenti criticità.
Necessità legata al fatto che, se è vero che i consumi globali diminuiranno nel 2016 dello 0,8% a 1.488 milioni di tonnellate (per poi ripartire nel 2017, +0,4%), la domanda in Europa è prevista in aumento sia quest’anno (+1,4%) che nel 2017 (+1,7%), quindi con tassi di crescita interessanti. Doveroso dunque per l’Ue introdurre misure preventive per evitare che buona parte di questa domanda venga catturata dai produttori esteri a svantaggio di quelli europei. Cosa molto probabile vista la sovracapacità cinese (la domanda di acciaio del Paese asiatico è stimata in calo del 7,4% nel 2016) che necessariamente cercherà mercati alternativi di sbocco a quello domestico. La Cina, tra l’altro, ha già tagliato del 10% la produzione cercando di arginare marginalmente la forte sovracapacità che costa, al Governo, fra i 10 e i 20 miliardi all’anno.