Intorno alle 15:40 i principali listini europei scambiano ancora in territorio negativo, ad eccezione di Londra, dove il Ftse 100 segna un +0,3% beneficiando della sterlina debole. Il Ftse Mib di Milano, affossato dai bancari, registra la performance peggiore a -1,8%, seguito dal Cac 40 di Parigi (-0,7%), dal Dax di Francoforte (-0,5%) e dall’Ibex 35 di Madrid (-0,4%). Nel frattempo, a Wall Street, il Nasdaq ha aperto in frazionale rialzo mentre gli altri listini hanno cominciato la seduta in rosso.
Sul fronte macroeconomico, l’Istat ha diffuso in mattinata la stima preliminare di novembre sul tasso di disoccupazione italiano, salito all’11,9% (sui massimi da giugno 2015) a fronte dell’11,6% previsto dagli analisti. Stabile e in linea con le attese, invece, il tasso di disoccupazione di novembre dell’Eurozona al 9,8 per cento. Sono stati pubblicati, inoltre, i dati sulla produzione industriale tedesca di novembre, cresciuta dello 0,4% su base mensile contro lo 0,6% atteso e del 2,2% su base annua.
Tra le valute, brusco calo della sterlina che cede oltre un punto percentuale sull’euro e sul dollaro, con il GBP/USD sceso a 1,215 e l’EUR/GBP a 0,867 dopo le dichiarazioni del primo ministro Theresa May che hanno riacceso i timori per una possibile hard Brexit. Stabile l’euro/dollaro in area 1,054, mentre lo yen risale di oltre mezzo punto nei confronti della moneta unica e del biglietto verde.
Sull’obbligazionario si registra un calo generale dei rendimenti decennali, con il Btp che scende all’1,9% e lo spread con il Bund in area 163 punti base.
Tra le materie prime, infine, non si arrestano le vendite sul petrolio, con Brent e Wti in calo di oltre due punti percentuali rispettivamente a quota 55,8 e 52,8 dollari al barile. Ad incidere sulle quotazioni ha contribuito anche il nuovo aumento degli impianti di trivellazione nel Nord America, evidenziato dal rapporto pubblicato venerdì da Baker Hughes, che offusca parzialmente l’effetto positivo dei tagli alla produzione.
Tale flessione del greggio sta penalizzando i titoli oil di Piazza Affari con ENI che arretra dell’1,7%, TENARIS dell’1,9% e SAIPEM del 2,4 per cento.
Sprofonda il comparto bancario, con UNICREDIT a -5%, BANCO BPM a -4,6%, MEDIOBANCA a -4,3%, UBI a -4,1% e INTESA a -3,4 per cento. In ribasso anche BPER (-3,1%), che secondo indiscrezioni sarebbe pronta a presentare un’offerta non vincolante al Fondo di Risoluzione per Carife, la quarta Good Bank ancora senza una possibile collocazione.
In calo anche POSTE ITALIANE (-2,3%) su cui influiscono pure i timori per gli effetti dei flop dei fondi immobiliari collocati nell’era Sarmi ed oggi carichi di minusvalenza per i sottoscrittori.
In controtendenza STM (+2,5%) e FCA (+0,8%). Quest’ultima ha annunciato un investimento da 1 miliardo di dollari per modernizzare alcuni impianti in Usa. L’Ad Marchionne, inoltre, avrebbe confermato i target al 2018, ribadendo l’obiettivo di cassa per 4-5 miliardi di cassa contro un indebitamento atteso dagli analisti di 3,8 miliardi.