Unicredit ha annunciato un aumento di capitale da 13 miliardi di euro. Secondo il Financial Times anche Deutsche Bank, per rilanciare la propria strategia, dovrà ricorrere a una ricapitalizzazione da almeno 7 miliardi di euro nei prossimi mesi. Per il giornale britannico se gli investitori si trovassero a dover scegliere quale banca finanziare difficilmente l’istituto tedesco potrebbe avere la meglio.
Aumento di capitale di Unicredit al D-Day. Dopodomani, giovedì 12 gennaio, si riunirà l’assemblea straordinaria dell’istituto di piazza Gae Aulenti per approvare l’operazione di ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro, che prevede anche un raggruppamento delle azioni nell’ordine di dieci a una sia per i titoli ordinari sia per quelli di risparmio.
L’operazione che si appresta a varare il nuovo amministratore delegato Jean Pierre Mustier è una delle maggiori in termini di dimensioni degli ultimi anni. E potrebbe trovarsi in concorrenza con l’esigenza di ottenere risorse fresche dal mercato da parte di un altro gigante del credito europeo: la Deutsche Bank. Secondo il Financial Times, infatti, se il colosso tedesco volesse rilanciare la propria strategia dovrebbe varare un aumento di capitale da almeno 7 miliardi di euro. Che aggiunto ai 13 di Unicredit significa chiedere al mercato 20 miliardi di euro nei primi mesi del 2017.
Una cifra rilevante, se si paragona agli 8 miliardi complessivi raccolti dalle 10 principali emissioni del 2016 in Europa. Il mercato si è infatti raffreddato rispetto al periodo 2007-2014 quando, secondo le stime di Dealogic, erano stati elargiti alle banche circa 300 miliardi, cifra che si riferisce ai 20 principali aumenti di capitale effettuati nel periodo considerato. Il 2017 potrebbe vedere ripartire le emissioni.
Ma agli investitori cosa converrà fare? Puntare su Unicredit o su Deutsche Bank? Il Financial Times scommette sulla banca tricolore. “Se un investitore dovesse scegliere, è difficile pensare che la Deutsche Bank possa avere la meglio” sostiene il quotidiano britannico.
Seppure le due banche presentino delle analogie, i corsi delle azioni di entrambe si sono ripresi dai minimi di novembre e ora quotano a circa un terzo del book value rispetto a un quarto di alcuni mesi fa, in realtà i due modelli di business sono profondamente differenti.
Unicredit, come più volte sottolineato da Mustier, è una grande banca commerciale paneuropea, con un modello di business abbastanza semplice basato sulla clientela retail e corporate. La strategia di riduzione dei costi e la pulizia delle sofferenze con la cessione di 17,7 miliardi di Npl lordi sono parse piuttosto convincenti al mercato. L’ad vuole tagliare i ponti col passato e ripartire con nuovi investimenti soprattutto in tecnologia per rendere la banca più efficiente e con un approccio di marketing più spinto sul cliente.
Il modello strategico della Deutsche Bank appare, invece, più complesso. La buona notizia dell’accordo Usa sulla multa per la vicenda dei mutui subprime archiviata con il pagamento di 7,2 miliardi di dollari, non ha dissipato le nubi all’orizzonte della banca che deve affrontare la questione di una causa in Russia per altri 10 miliardi di dollari. Inoltre il settore dell’investment banking, che rappresenta un importante ramo della banca guidata da John Cryan, deve affrontare un cambio normativo non indifferente, che potrebbe intaccare le scelte di investimento dell’istituto tedesco.
Oggi a piazza Affari i titoli di Unicredit segnano una contrazione del 2,2% a 2,6 euro, contro un calo del 2,6% dei titoli Deutsche Bank alla borsa di Francoforte, al prezzo di 17,6 euro.