Ieri il cda di Ubi ha dato l’ok per formalizzare la proposta di acquisto delle tre Good Bank al prezzo simbolico di 1 euro. Il termine dell’offerta scadrà il prossimo 18 gennaio e prevede che prima del closing venga effettuata la cessione di un portafoglio di 2,2 miliardi di crediti deteriorati. Inoltre, dovranno essere rispettati alcuni parametri quantitativi. L’operazione comporterà per Ubi un aumento di capitale di 400 milioni. Dal punto di vista industriale, la banca lombarda si attende sinergie sia sul fronte ricavi sia per i costi, con relativo beneficio alla redditività. La formulazione dell’offerta ha messo le ali al titolo in Borsa, registrando alle 10:25 un guadagno del 10,8% a 3,13 euro, in netta controtendenza rispetto al settore bancario (-0,1%).
Il cda di Ubi ha dato il via libera all’offerta vincolante per l’acquisto del 100% delle tre Good Bank (Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti) al prezzo simbolico di 1 euro. L’offerta è indirizzata al Fondo Nazionale di Risoluzione ed è valida fino al 18 gennaio 2017 compreso. Dopo l’annuncio, le azioni della banca lombarda hanno messo il turbo in Borsa, segnando un rialzo del 10,8% alle 10:25 a 3,13 euro, sovra-performando nettamente il comparto di appartenenza (-0,1%).
L’offerta è subordinata alla cessione pro-soluto da parte delle tre banche di 2,2 miliardi di crediti lordi deteriorati (1,7 miliardi di sofferenze lorde e 0,5 miliardi di inadempienze probabili lorde) prima della chiusura dell’operazione.
Ubi ha posto alcune condizioni all’acquisto. I tre istituti aggregati dovranno rispettare alcuni parametri, con una soglia di tolleranza del 5%. Il primo riguarda il patrimonio netto contabile, che alla data di riferimento dovrà essere pari a 1,01 miliardi. Il patrimonio dovrà far fronte a un livello di copertura dei crediti pari ad almeno il 60% delle sofferenze e di almeno il 28,28% per le inadempienze probabili e a oneri di ristrutturazione legati alla razionalizzazione delle filiali e del personale, stimati in 130 milioni. Inoltre, esso dovrà incorporare anche un accantonamento quantificato in 100 milioni (passibile di revisione) rappresentativo del fair value dei contratti legati a operazioni immobiliari, nonché altri 100 milioni per accantonamenti addizionali a fondi rischi e rettifiche a componenti dell’attivo delle tre banche.
Gli altri parametri da rispettare sono i seguenti: le tre Good Bank dovranno avere in bilancio asset ponderati per il rischio non superiori ai 10,6 miliardi, un Liquidity Cover Ratio medio ponderato superiore al 100% e un Cet1 medio ponderato non inferiore al 9,1 per cento.
In assenza di verifica puntuale di tali parametri, l’istituto lombardo si riserva la facoltà di recedere dal contratto d’acquisto, in linea con quanto previsto nell’offerta.
L’operazione prevede che il Fondo di Risoluzione (venditore) si impegni a ricapitalizzare i tre istituti creditizi per 450 milioni.
Per Ubi l’operazione implicherà una ricapitalizzazione da 400 milioni al fine di mantenere un Cet1 superiore all’11% (in linea con il livello attuale), considerando anche l’inserimento nel perimetro di gruppo delle tre Good Bank. L’ammontare dell’aumento di capitale è legato al fabbisogno derivante dalla non piena computabilità del badwill, inteso come differenza tra il prezzo di offerta di 1 euro e il patrimonio netto positivo espresso al fair value, e che in parte verrà coperto dal Fondo di Risoluzione.
L’aumento di capitale sarà curato da Credit Suisse e Morgan Stanley in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners. Le due banche d’affari hanno sottoscritto con Ubi un pre-underwriting agreement tramite il quale si sono impegnate a stipulare un contratto di garanzia per sottoscrivere le azioni di nuova emissione eventualmente rimaste inoptate al termine dell’asta dei diritti fino a un controvalore massimo pari all’aumento di capitale.
Una volta ottenute tutte le necessarie autorizzazioni dalle autorità competenti, il closing dovrebbe essere finalizzato nel primo semestre 2017.
Dall’operazione Ubi potrà beneficiare di crediti fiscali per oltre 600 milioni sulle perdite pregresse dei tre istituti, spalmabili in cinque anni. Dall’Agenzia delle Entrate è già arrivato il via libera in questo senso.
Dal punto di vista industriale, l’acquisto delle tre Good Bank consentirà a Ubi di incrementare la propria quota complessiva di mercato di oltre l’1% (corrispondente a una quota addizionale del 20% rispetto a quella attuale), consolidando inoltre la presenza in aree geografiche dove il gruppo non è presente o è presente in maniera limitata. Infatti, in base ai dati a fine settembre, i tre istituti avevano 900.000 clienti, 14,2 miliardi di impieghi lordi (al netto delle cessione delle sofferenze e delle inadempienze probabili), 18,5 miliardi di raccolta diretta e 7,5 miliardi di raccolta indiretta.
Dall’integrazione delle Good Bank Ubi stima al 2020 un contributo al risultato operativo di 100 milioni, una riduzione del 30% degli oneri operativi che porterà a un Rote di oltre il 12,5%, un minor costo del credito grazie alla migliorata qualità dei crediti deteriorati e un Cet1 Fully Loaded al 13,5 per cento.