In attesa del discorso di Theresa May, in programma domani, il Ftse 100 di Londra è l’unico listino a chiudere vicino alla parità (-0,1%), favorito dall’indebolimento della sterlina. Con Wall Street chiusa per festività le borse europee terminano tutte in rosso, con il Ftse Mib di Milano che mette a segno la peggior performance (-1,4%) seguito dall’Ibex 35 di Madrid (-1,1%), dal Cac 40 di Parigi (-0,8%) e dal Dax di Francoforte (-0,6%).
Gli operatori prevedono che domani il premier britannico possa delineare uno scenario di hard Brexit, con un piano di uscita dall’Unione Europea che preveda la rinuncia al mercato unico al fine di ottenere un maggiore controllo sull’immigrazione.
Questa prospettiva ha portato la moneta inglese ai minimi del flash-crash di ottobre, sotto la soglia di 1,2 nei confronti del dollaro, salvo poi risalire a 1,206 anche grazie alle parole del neo presidente Usa Donald Trump, che ha applaudito la decisione della Gran Bretagna di abbandonare l’Europa, promettendo un accordo commerciale “giusto” con il paese.
Nel frattempo la tensione sui mercati ha parzialmente agevolato la risalita dei beni rifugio, consentendo allo yen di recuperare terreno su euro (EUR/JPY a 120,9) e dollaro (USD/JPY a 114,1) e all’oro di tornare sopra quota 1.200 dollari l’oncia.
Per quanto riguarda l’Italia, il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime di crescita per il 2017 e il 2018. Il Pil per l’anno in corso è atteso in rialzo dello 0,7%, a fronte del +0,9% stimato ad ottobre, mentre nel 2018 la crescita attesa è stata tagliata allo 0,8%, dal precedente 1,1 per cento.
A piazza Affari le vendite investono ancora FCA (-4,2%), sempre sotto i riflettori delle autorità statunitensi per le possibili violazioni sulle emissioni. Un tema che ha riacceso anche le tensioni tra Italia e Germania, con Berlino che ha chiesto all’Unione europea di garantire il ritiro di alcuni modelli del Lingotto. A penalizzare il comparto automotive a livello europeo sono giunte anche le minacce di Trump sulla possibile introduzione di dazi per i veicoli Bmw prodotti in Messico e importati in Usa.
Il ribasso di Fca trascina EXOR (-4,9%) in fondo al Ftse Mib. Pesante anche SAIPEM (-4,4%), che sconta il downgrade da neutral ad underperform da parte di Macquarie, oltre alle dichiarazioni dell’Arabia Saudita, secondo cui è improbabile che l’Opec estenda il programma di tagli alla produzione oltre giugno 2017.
Ancora in calo il settore finanziario, complice la sforbiciata del rating sovrano italiano da parte di Dbrs, da A (low) a BBB (high). Male in particolare UNIPOLSAI (-3,1%), UBI (-3%), BANCO BPM (-2,5%), GENERALI (-2,3%), BANCA MEDIOLANUM (-2%) e UNICREDIT (-2%). Limita le perdite BPER (-0,9%), anche grazie alla revisione al rialzo del target price operata da Goldman Sachs e Mediobanca, rispettivamente da 5,1 a 6,7 euro (rating buy) e da 4,8 a 6,3 euro (rating outperform).
La migliore del listino principale è invece LUXOTTICA, che vola a +8,3% dopo l’annuncio della fusione con Essilor che darà vita nel secondo semestre 2017 a “EssilorLuxottica”, nuovo colosso dell’occhialeria con 50 miliardi di capitalizzazione. Possibile il delisting del gruppo italiano dalla borsa di Milano.
In generale si salvano i titoli del lusso, con YNAP, MONCLER e FERRARI poco sopra la parità e FERRAGAMO a -0,2 per cento.