Il discorso del presidente della Bce consente al Ftse Mib di Milano di staccare gli altri listini e portarsi a +0,7 per cento. Intorno alle 16:15 il Ftse 100 di Londra cede lo 0,5%, penalizzato anche dal rafforzamento della sterlina, il Dax di Francoforte e l’Ibex 35 di Madrid si attestano intorno alla parità mentre il Cac 40 di Parigi cede lo 0,2 per cento. Apertura sottotono, nel frattempo, per Wall Street, dove soltanto il Nasdaq guadagna lo 0,1 per cento.
Nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi (rimasti invariati) Draghi ha sottolineato i recenti segnali di ripresa, osservabili nel livello dei prezzi, nell’aumento dei prestiti a famiglie e imprese oltre che nella fiducia complessiva sull’economia dell’eurozona. Secondo il governatore, il rischio di deflazione è superato ma servono riforme strutturali per supportare la crescita, aumentare la produttività degli investimenti e raggiungere il target di inflazione (2%).
Nel breve periodo quest’ultima è prevista ancora in aumento, ma prevalentemente per l’incremento dei prezzi dell’energia, mentre l’obiettivo è creare un trend di inflazione in grado di durare nel tempo, anche quando verranno meno gli stimoli monetari della Bce. Tuttavia le attuali condizioni rendono necessario proseguire con una politica ultra espansiva e il numero uno dell’Eurotower ha aperto ad eventuali interventi aggiuntivi per sostenere la ripresa.
Draghi non ha risposto a domande sulla Brexit e su Trump, ribadendo che è troppo presto per valutarne gli effetti e ha negato eventuali discussioni sul tapering. La recente riduzione degli acquisti mensili da 80 a 60 miliardi, a partire da aprile 2017, è stata infatti definita come una semplice “ricalibrazione”. Dichiarazioni che stridono con le richieste provenienti dalla Germania, che gradirebbe una graduale diminuzione degli stimoli monetari.
Le parole di Draghi hanno avuto effetto anche sul mercato valutario, dove l’euro è sceso sotto quota 1,06 nei confronti del dollaro e a 0,861 rispetto alla sterlina. A determinare l’apprezzamento del dollaro contribuiscono anche le previsioni di rialzo dei tassi americani, in scia alle parole di ieri sera della Yellen, e il dato positivo sull’indice Fed di Filadelfia.
La sterlina, invece è sostenuta anche dalle dichiarazioni del premier britannico Theresa May, che dal World Economic Forum di Davos ha previsto per la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea un ruolo di leader mondiale nel commercio.
Tra le materie prime, ancora in rialzo il petrolio dopo il calo di ieri con il Brent a 54,5 dollari e il Wti a 51,6 dollari, in attesa dei dati Eia sulle scorte settimanali Usa.
Sull’obbligazionario il rendimento del Btp risale vicino alla soglia del 2%, con lo spread con il Bund in area 161 punti base.
A Piazza Affari continua a brillare UBI (+7,3%) dopo aver concluso il contratto per l’acquisto delle tre Good Bank (Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti). L’operazione dovrebbe essere perfezionata nel primo semestre 2017, dopo la soddisfazione delle condizioni necessarie e ottenute le autorizzazioni previste.
Bene anche BANCO BPM (+4,1%) e BPER (+3,8%), con quest’ultima che secondo alcune indiscrezioni potrebbe presentare un’offerta per Carife entro la fine di gennaio.
Acquisti anche su FCA (+4,5%) che non si cura delle possibili nuove indagini in tema emissioni e continua a beneficiare dei dati sull’andamento del mercato europeo nel 2016, anno in cui il gruppo ha sovraperformato il settore.
Recupera terreno GENERALI (+1,9%) dopo che l’ad Philippe Donnet si è detto moderatamente soddisfatto di come è andato il 2016, risultato sostanzialmente in linea con le attese del piano strategico 2015/18.
In calo invece MEDIASET (-2,3%) che sconta anche le numerose revisioni di stime e valutazioni da parte degli analisti dopo la presentazione delle linee guida del piano, ritenute nel complesso piuttosto “ambiziose”.