In questo articolo proponiamo un’analisi sul tema dei crediti deteriorati di alcuni tra i principali istituti bancari italiani: IntesaSanpaolo, Unicredit, Ubi e Monte dei Paschi. L’approfondimento evidenzia come durante il periodo in esame le quantità degli npl in seno agli istituti abbiano mostrato un costante calo in valore assoluto. E’ diminuita anche la loro incidenza sia in rapporto al totale dei crediti sia in rapporto agli asset totali, fatta eccezione per Mps.
Dalla fine del 2015 le autorità europee hanno portato all’attenzione la questione della quantità eccessiva di crediti deteriorati presenti nei bilanci degli istituti di credito ed in particolare di quelli italiani. Nella tabella seguente vedremo come in realtà il livello toccato nel terzo trimestre del 2015 fosse il picco storico toccato dall’avvio della crisi, mentre da allora la situazione ha iniziato a migliorare seppur a un passo ancora troppo lento.
Entrando nel merito possiamo osservare che, nell’arco del periodo analizzato, le prime due banche italiane, Unicredit e IntesaSanpaolo, hanno diminuito l’ammontare lordo dei crediti rispettivamente di 3,9 e 4,8 miliardi. Un livello destinato a ridursi ulteriormente, in particolare quello dell’istituto di piazza Gae Aulenti che nel piano industriale lo scorso 13 dicembre a Londra ha annunciato l’intenzione di cedere 17,7 miliardi di sofferenze lorde entro il 2019.
In calo anche l’incidenza degli npl sui crediti totali dovuta sia alle dismissioni degli stessi sia all’entrata di nuovi crediti di maggiore qualità ed alla conseguente diminuzione del passaggio dalla categoria “crediti” a “crediti deteriorati”.
Andamento simile si riscontra anche nel rapporto tra npl ed impieghi totali che ci porta ad osservare un miglioramento generale dell’attivo degli istituti.
Per quanto riguarda Ubi, si nota come l’istituto guidato da Victor Massiah abbia mantenuto praticamente inalterati i valori nei 5 periodi considerati con: un calo di 300 milioni negli npl lordi in valore assoluto nei 5 trimestri in considerazione, mentre il rapporto Npl/Crediti Totali mostra un leggero miglioramento dello 0,3% e il rapporto Npl/Asset Totali è praticamente invariato, passando dall’11,8% all’11,7 per cento.
Differente la situazione di Mps il cui peso dei crediti deteriorati sul totale è più che doppio rispetto a quello dei competitor, livello che ha comportato il richiamo ricevuto da parte della Bce. L’organo di vigilanza europeo ha richiesto all’istituto senese un piano di riduzione delle sofferenze che avrebbero dovuto arrivare a un massimo di 32,6 miliardi lordi nel 2018 (con 14,6 miliardi di livello netto). Da questa richiesta è partito il piano di cessione dell’intero portafoglio sofferenze pari a 27,7 miliardi, predisposto dal management del gruppo e non ancora completato dopo che è naufragato il tentativo di ricapitalizzazione sul mercato. E che ha portato alla necessità dell’intervento dello Stato.