De’Longhi – Il ritorno alla crescita passa anche dall’attività di M&A

Dopo un 2016 caratterizzato dalla debolezza di alcuni dei mercati di riferimento del gruppo, il management si attende quest’anno un ritorno alla crescita organica in scia alla ripresa evidenziata nel quarto trimestre. Un ulteriore contributo potrebbe poi arrivare dall’attività di M&A, con De’Longhi che sta sondando il mercato per individuare possibili opportunità di investimento, sempre in linea alla strategia di posizionamento premium. Un’opzione agevolata dalla solidità patrimoniale del gruppo che consente di guardare anche target di dimensioni significative, che si unisce ad un’ampia flessibilità sulle strategie di finanziamento.

Il gruppo trevigiano nel quarto trimestre ha evidenziato un’inversione di tendenza rispetto ai primi nove mesi del 2016, con l’andamento dei ricavi che ha mostrato un quadro complessivamente in miglioramento. Il fatturato del periodo ottobre-dicembre, infatti, ha segnato un incremento dell’1,4% (+3% a cambi costanti) a 686 milioni, con le buone performance in nord America e nell’area south-west Europe che hanno più che compensato il perdurare delle difficolta nel nord-est Europa e nell’area Meia.

Il 2016 si chiude così con una leggera flessione dei ricavi del 2,5% a 1.845 milioni, anche se va ricordato che a parità di cambi il fatturato ha mostrato un andamento sostanzialmente stabile. Da sottolineare inoltre il trend positivo del settore delle macchine per il caffè e in particolare del segmento dei modelli superautomatici e manuali, con tassi di crescita prossimi alla doppia cifra. Buona performance, infine, anche per i prodotti a marchio Braun, di recente rilanciati negli Stati Uniti e tra i principali artefici dei risultati positivi in tale mercato.

La ripresa mostrata nel quarto trimestre consente di essere fiduciosi sul raggiungimento dei target 2016 e sul ritorno alla crescita della top-line nel 2017, che sarà in primo luogo organica anche grazie all’introduzione di nuovi prodotti.

Da non sottovalutare, inoltre, il possibile contributo derivante dall’attività di M&A. Il top management di De’Longhi, infatti, non ha mai fatto mistero dell’interesse della società a crescere anche per linee esterne, alla luce di una solidità patrimoniale che ha consentito in passato operazioni di successo.

Come confermato in occasione delle ultime conference call sui risultati trimestrali, il gruppo sta valutando diverse opzioni in un settore, quello dei piccoli elettrodomestici, che è costituito da molte tipologie di prodotto e da mercati con strutture competitive spesso diverse.

Il gruppo potrebbe puntare ad aumentare la propria presenza in Europa, nonostante ricopra già una posizione di leadership sia nel segmento delle macchine da caffè (35% del mercato), che nel comparto kitchen, (20% circa).

Ulteriori obiettivi potrebbero riguardare il rafforzamento nei business quali l’home care e il personal care, senza dimenticare le opportunità di crescita offerte da mercati come il nord America e l’estremo oriente.

Il gruppo comunque non intende cambiare il proprio posizionamento premium per cui ogni eventuale acquisizione verrà fatta facendo particolare attenzione nell’attività di scouting dei potenziali target.

Una strategia che è stata tra i principali driver del processo di salvaguardia dei margini operativi anche in un 2016 caratterizzato da volumi in calo, grazie a un mix prodotto più favorevole.

La solidità finanziaria del gruppo, che al 30 settembre 2016 presentava cassa netta per oltre 150 milioni, consente inoltre di operare con una certa flessibilità, puntando anche ad operazioni di dimensioni significative. Come ci ricordano da Treviso, però, esistono anche numerose opportunità in business più ridotti, in grado di creare valore senza avere impatti significativi in termini di leverage.

Proprio la sopra citata solidità patrimoniale di De’Longhi consente inoltre il ricorso ad un ampio ventaglio di possibilità per finanziare un’eventuale operazione, con una strategia che naturalmente dipende dalla dimensione del target. Oltre alla disponibilità di cassa e al debito bancario, infatti, non è esclusa la possibilità di avvalersi di strumenti obbligazionari.

Una questione a parte, infine, riguarda i possibili impatti positivi sugli utili del gruppo derivanti dal “Patent box”. La società, infatti, ha fatto richiesta di accesso ai benefici fiscali derivanti dalla recente normativa e al momento è in attesa di conoscerne l’esito.

Il decreto introduce un regime opzionale di tassazione a beneficio delle imprese che producono redditi attraverso l’utilizzo diretto o la concessione in uso a terzi di diritti di proprietà intellettuale, con conseguenti risparmi fiscali che permetterebbero un aumento degli utili.