Giornata nera per Piazza Affari, con il Ftse Mib che archivia le contrattazioni in calo del 2,9% a 18.759 punti, in una seduta trascorsa costantemente in territorio negativo da tutti i principali indici europei. Il Ftse 100 di Londra chiude in ribasso dello 0,9%, seguito dal Cac 40 di Parigi (-1,1%), dal Dax di Francoforte (-1,1%) e dall’Ibex 35 di Madrid (-1,5%). Ad accentuare le perdite sulle piazze continentali ha contribuito anche l’avvio negativo di Wall Street, dove intorno alle 18:00 i listini cedono all’incirca un punto percentuale.
A condizionare l’andamento dei mercati contribuiscono da una parte le tensioni scaturite dalle controverse politiche internazionali di Trump e dall’altra le incertezze legate al continuo rialzo dei rendimenti dei titoli di stato.
Un fenomeno più accentuato in Italia, dove l’ipotesi di elezioni anticipate si è fatta più viva dopo la decisione della Consulta sull’Italicum, mentre prosegue il contenzioso tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici. Il rendimento del Btp si impenna così di altri 9 punti base e raggiunge il 2,31%, mentre lo spread con il Bund risale fino a 186 punti base.
Sul fronte macro i dati preliminari di gennaio sull’indice dei prezzi al consumo tedesco hanno lievemente deluso le attese, pur raggiungendo il livello massimo da luglio 2013 e portandosi ad un soffio dal target del 2 per cento. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, in attesa del meeting Fed al via domani, sono stati pubblicati i dati sul reddito personale e sulle spese personali di dicembre, che hanno mostrato rispettivamente una crescita dello 0,3% e dello 0,5 per cento.
Sul Forex il cambio euro/dollaro torna in area 1,07 dopo il calo del pomeriggio, su cui hanno influito anche le dichiarazioni del consigliere Bce Ewald Nowotny, secondo cui l’istituto centrale rivedrà la propria politica monetaria a giugno ma non discuterà di tapering. Nel frattempo lo yen recupera oltre un punto percentuale su biglietto verde e moneta unica, con il cambio USD/JPY a 113,7 e l’EUR/JPY a 121,6.
Fra le materie prime perde lievemente terreno il petrolio, con Brent e Wti rispettivamente a 55,5 e 52,8 dollari al barile. Le quotazioni scontano l’aumento degli impianti di trivellazione nel nord America, tornati ai livelli di agosto 2015, un effetto solo parzialmente controbilanciato dagli sforzi dei Paesi produttori di ridurre la produzione.
Tornando a Piazza Affari, pioggia di vendite sui titoli del listino principale. Male in particolare le banche, tra cui spicca in negativo UBI (-6,8%), su cui influiscono fisiologiche prese di profitto dopo il rally degli ultimi 3 mesi.
In forte calo anche UNICREDIT (-5,5%) per la quale si avvicina l’avvio dell’operazione di aumento di capitale. Oggi si è tenuto il Cda per esaminare i risultati preliminari dell’esercizio 2016, in cui è prevista una perdita di circa 11,8 miliardi a causa di poste non ricorrenti per 12,2 miliardi dovute a svalutazioni e rettifiche.
Deboli i petroliferi con SAIPEM a -6,7%, su cui pesa anche il taglio della raccomandazione di Banca Imi che ha portato a reduce il giudizio sul titolo da hold, con target price a 0,45 euro. In calo del 4,9% TENARIS e del 2,6% ENI, quest’ultima sempre al centro di un’indagine in merito all’acquisizione di una licenza in Nigeria, asset temporaneamente confiscato dalle autorità.
In attesa dei dati preliminari sulle vendite LUXOTTICA (-1,6%) ha annunciato un accordo con i soci di Óticas Carol per acquisire il 100% di una delle più importanti catene di ottica in franchising in Brasile. Il deal del valore di 110 milioni è soggetto all’approvazione da parte delle autorità regolatorie e sarà perfezionato prevedibilmente nel primo semestre 2017.
Infine, limita le perdite STM (-0,4%), beneficiando ancora dei conti positivi di giovedì scorso e della guidance per il primo trimestre 2017 sopra le attese.