Il Ftse Mib conclude un’altra ottava in flessione (-1,1%) appesantito dal comparto bancario, che perde un altro 3,4% dopo essere arretrato del 2,7% la settimana precedente.
La settimana è stata poi caratterizzata da vendite diffuse su quasi tutti i comparti e da bassi volumi. Il tutto anche per le incertezze createsi a seguito delle non facilmente comprensibili scelte attuate da Donald Trump in questi primi giorni di presidenza Usa.
Scenario all’interno del quale si innestano i temi specifici del settore bancario italiano, che vede ancora una volta sugli scudi Unicredit (-5,6%).
La banca milanese avvierà oggi l’aumento di capitale da 13 miliardi ad un prezzo di 8,09 euro con uno sconto sul Terp del 38% dopo aver comunicato i risultati preliminari consolidati 2016: perdita a 11,8 miliardi a causa di 13,2 miliardi di poste non ricorrenti connesse a svalutazioni e rettifiche su crediti, oltreché sul fondo Atlante.
Una scelta, quest’ultima, che creerà non pochi problemi agli altri sottoscrittori del fondo, come quelle assicurazioni che hanno poi allocato questi titoli nelle polizze dei clienti, ma anche alla filiera dei proponenti e dei gestori del fondo Atlante, il cui valore è andato in fumo.
Ma torniamo al mercato per ricordare che Intesa si conferma come il miglior titolo della settimana pur scontando una flessione dell’1,3 per cento. Dinamica conseguita anche per merito dei buoni risultati preliminari 2016 annunciati venerdì: commissioni superiori ai 2 miliardi con utile a 3,1 miliardi e conferma del dividendo da 3 miliardi.
Da segnalare infine la caduta del Creval (-12,9%) dopo la performance di oltre il 30% cumulata da inizio anno. Prese di beneficio sulle quali continuano a manifestarsi gli effetti sull’M&A ma anche quelli connessi allo studio di Banca Akros, che ipotizza per il 2016 una perdita di 222 milioni e nessun dividendo.