Le vendite si abbattono sulle borse europee che poco dopo le 16:00 segnano perdite intorno al punto percentuale, ad eccezione del Ftse 100 di Londra, che limita le perdite al -0,2%, e del Ftse Mib Milano, in calo del 2,1%, appesantito dalle banche. Il Cac 40 di Parigi, il Dax di Francoforte e l’Ibex 35 di Madrid cedono tra lo 0,8 e l’1 per cento.
Tra i dati macroeconomici più importanti, segnali di peggioramento del sentiment degli investitori in Europa, mentre le vendite al dettaglio di gennaio sono aumentate in Francia e diminuite in Italia e Germania.
Alle 15:00 di questo pomeriggio a Bruxelles il presidente della Bce Mario Draghi, di fronte al Parlamento comunitario, ha rilanciato la centralità della moneta unica nella costruzione del Vecchio continente, oltre a difendere le politiche monetarie della Bce e a placare i timori che l’inflazione possa accelerare troppo in fretta.
L’oro mostra un timido guadagno, con un progresso dello 0,7% a 1.229 dollari l’oncia, sfruttando anche l’indebolimento della moneta a stelle e strisce. Il biglietto verde recupera parzialmente terreno sulla moneta unica, indebolita dalle prospettive di una vittoria dell’antieuropeista Marine Le Pen alle presidenziali francesi di aprile (EUR/USD a 1,073), ma resta debole rispetto allo yen (USD/JPY a 112,4). I dati sul mercato del lavoro Usa hanno infatti ridimensionato le aspettative per un aumento aggressivo del costo del denaro.
Sul fronte obbligazionario lo spread tra il Btp decennale e il Bund di pari durata ha toccato oggi un massimo intraday, sfiorando i 200 punti base, nuovo record da febbraio 2014. Nel pomeriggio il differenziale è sceso nuovamente in area 195 punti con il rendimento del decennale italiano al 2,34 per cento. Un rialzo che sembra seguire lo spread dei titoli di stato francesi con scadenza decennale rispetto al bund, che si è portato sui massimi da tre anni in area 73 punti base, sempre per i timori sulle presidenziali di aprile.
Tra le materie prime, debole il petrolio con il Brent (-0,4%) a 56,6 dollari e il Wti (-0,2%) a 53,8 dollari per l’aumento della produzione Usa come riportato venerdì scorso dai dati della società Baker Hughes.
Tornando al listino principale italiano, le banche trascinano verso il basso Piazza Affari, BANCO BPM (-4,6%) e BPER (-5,8%). Vendite anche su UNICREDIT (-5%) nel giorno dell’avvio dell’operazione di aumento di capitale.
Non da meno UBI (-3,2%), che rafforza, anche se di pochi punti percentuali, il proprio patto bresciano. Il Sindacato azionisti Ubi Banca ha pubblicato il 31 gennaio un avviso per comunicare l’ingresso nel patto di un nuovo socio e l’incremento della percentuale di azioni sindacate al 13,67 per cento.
Per quanto riguarda la questione con GENERALI (-3%), oggi dovrebbe riunirsi il Comitato Investimenti e Operazioni Strategiche del Leone per studiare possibili mosse difensive per salvaguardare l’indipendenza del gruppo, dopo che il Ceo di Intesa ha ribadito di stare valutando una combinazione industriale tra le due società.
Deboli anche i titoli del lusso con LUXOTTICA (-2,2%) e FERRAGAMO (-1,7%). In particolare sulla maison fiorentina gli analisti restano cauti, dopo la presentazione venerdì scorso del nuovo piano strategico del gruppo. Diversi broker hanno aggiornato le proprie raccomandazioni e i target price sul titolo, mostrando una prevalenza dei giudizi neutrali.
In rialzo invece TELECOM ITALIA (+1,6%), che perde l’euforia della mattinata dopo i conti e la presentazione del nuovo piano strategico.
Miglior titolo del Ftse Mib subito dietro CNH (+2,8%). Ad innescare gli acquisti hanno contribuito alcuni rumors secondo cui Cnh starebbe valutando la possibile cessione della divisione delle Macchine per costruzioni a delle società di private equity.