Chiusura negativa per le borse europee, con Milano che segna la peggior performance del Vecchio Continente con l’impennata dello Spread Bund-Btp. Pioggia di vendite sul Ftse Mib, che chiude in rosso del 2,2% a 18.694 punti affondato soprattutto dai bancari.
Male anche il Dax di Francoforte (-1,2%), l’Ibex 35 di Madrid (-1,1%) e il Cac 40 di Parigi (-1%), mentre il Ftse 100 di Londra contiene le perdite al -0,2 per cento.
In una giornata priva di spunti macro rilevanti, i mercati tornano a temere l’impennata dei rendimenti dei titoli di stato, nonostante il presidente della Bce Mario Draghi nel suo intervento a Bruxelles abbia ribadito che l’Istituto centrale è pronto ad aumentare l’entità e la durata del programma di acquisto di asset se necessario.
Il rendimento del Btp si impenna di circa 10 punti base al 2,36%, portando lo spread con il Bund sui massimi di tre anni in area 200 punti base. Un andamento che ricalca l’andamento del decennale francese, con un differenziale sull’omologo tedesco sui massimi di periodo a 76 punti base sui timori di una vittoria del candidato anti europeista Marine Le Pen alle presidenziali di aprile.
Timori che hanno pesato anche sull’euro, con l’EUR/USD sceso a 1,073 e l’EUR/JPY a 120,6, con la moneta nipponica che risale anche nei confronti del dollaro (USD/JPY a 112,4).
Un clima di incertezza che ha favorito i beni rifugio come l’oro, tornato sui massimi di novembre in area 1.230 dollari l’oncia, complice anche la discesa del biglietto verde e l’ipotesi di un atteggiamento più cauto della Fed sulle tempistiche dei prossimi rialzi dei tassi di interesse.
In calo, invece, il petrolio con il Brent e il Wti sui timori dovuti all’aumento della produzione Usa.
Tornando a Piazza Affari, nel listino principali resistono alle vendite solo TELECOM ITALIA (+1,4%) e CNH (+3,1%). La prima beneficia della buona trimestrale e delle presentazione del nuovo piano strategico, mentre sul gruppo italo americano sono circolati dei rumors su una possibile cessione della divisione Macchine per costruzioni. Notizia comunque smentita dalla società.
Forti vendite, invece, sui bancari e in particolare su UNICREDIT (-6,9%) nel primo giorno dell’operazione di aumento di capitale. Male anche INTESA (-2,4%), UBI (-5,5%), BPER (-5,7%) e BANCO BPM (-5,9%).
Deboli le utilities che soffrono l’impennata dei rendimenti dei titoli di stato, con ENEL (-1,9%), TERNA (-1,5%) ed A2A (-1,7%). In calo anche i petroliferi con SAIPEM (-1,6%) che vira al ribasso dopo una mattinata di acquisti.
Prese di profitto su FERRARI (-1,4%) dopo che il titolo ha archiviato la scorsa settimana sui massimi in sica a risultati trimestrali migliori delle attese. In ribasso, infine, AZIMUT (-3,4%) nonostante abbia iniziato l’anno con un flusso netto positivo di 506,5 milioni. La raccolta netta di gennaio 2017 è derivata dai fondi per 185,3 milioni, seguita dalle gestioni patrimoniali con 87,8 milioni. Queste due componenti rappresentano oltre la metà della raccolta netta totale.