Prosegue poco mossa la seduta di piazza Affari, con il Ftse Mib (+0,1%) che continua ad oscillare intorno alla parità. Variazioni contenute anche per gli altri indici europei, condizionati anche dalle tensioni legate alla situazione politica francese. Intorno alle 12:10 il Ftse 100 di Londra fa segnare il maggior rialzo a +0,6%, seguito dal Dax di Francoforte a +0,5%; più arretrati il Cac 40 di Parigi (+0,2%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,2%).
Il listino milanese risulta penalizzato anche dal nuovo aumento del debito Target2, con le passività del Paese sul sistema di pagamento dell’Eurosistema che fanno segnare a gennaio un nuovo massimo storico a quota 364,733 miliardi.
Resta sotto tensione anche lo spread Btp-Bund, risalito ieri fino a 200 punti base, sui massimi dal febbraio 2014. Il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco si attesta oggi a 196 punti base, con il rendimento del governativo nazionale in area 2,33 per cento.
In assenza di particolari spunti macroeconomici, continua la risalita del dollaro nei confronti dell’euro, con il cambio EUR/USD che raggiunge quota 1,067, condizionato anche dalle minacce di Marine Le Pen di abbandonare la moneta unica in caso di vittoria alle presidenziali francesi. Il biglietto verde rimonta anche nei confronti dello yen con il cambio USD/JPY che recupera quota 112,25 dopo aver toccato un minimo a 111,75.
Tra le materie prime, l’oro approfitta dell’incertezza politica in Europa e negli Stati Uniti per bucare al rialzo la soglia dei 1.230 dollari l’oncia. Sostanzialmente stabile il petrolio con le quotazioni di Brent e Wti rispettivamente a 55,5 e 52,8 dollari al barile, influenzate dall’aumento della produzione negli Stati Uniti da una parte e dai tagli messi in atto dai paesi esportatori dall’altra.
Tornando a Piazza Affari, resta volatile UNICREDIT, che torna positiva a +1,6%, nel secondo giorno dell’operazione di aumento di capitale. Secondo fonti di stampa, Leonardo Del Vecchio sarebbe intenzionato a sottoscrivere l’aumento da 13 miliardi, mentre Caltagirone starebbe ancora riflettendo.
In tema di bancari, entro il 21 febbraio dovrebbe essere approvato il decreto ‘salva-risparmio’, il provvedimento varato dal Governo per mettere in sicurezza il sistema bancario. Ieri Camera e Senato hanno dato il via libera ad alcune modifiche, mentre non verrà ritoccata al rialzo la soglia dell’attivo per la trasformazione delle banche popolari in spa, ora fissata ad 8 miliardi.
Acquisti anche sul tecnologico STM (+1,8%) e sul titolo dell’automotive CNH (+1%), confermato da Goldman Sachs nella Conviction Buy List.
In fondo al listino scivolano invece BANCO BPM (-2,6%), MEDIASET (-1,9%) e FCA (-1,2%), ancora condizionata dai timori legati al problema delle emissioni. L’Autorità Antifrode francese ha trasmesso le conclusioni delle sue indagini al tribunale di Parigi, indicando che ora toccherà alla Giustizia valutare le presunte mancanze e prendere i necessari provvedimenti.
Nel frattempo, secondo indiscrezioni, i Ministeri dei trasporti italiano e tedesco avrebbero trovato una mediazione, con Berlino disposta a ritirare le accuse a fronte di un maggiore impegno del Lingotto sul tema emissioni.
Poco mossa GENERALI (-0,1%), il cui Cda avrebbe esaminato ieri la possibilità di sostituire il prestito titoli con cui controlla il 3% di INTESA (-0,5%), con l’acquisto di opzioni. Nel frattempo il presidente della banca, Gian Maria Gros- Pietro, ha affermato che Generali “non ha niente da cui difendersi” e che se ci saranno opportunità per delle combinazioni con la compagnia triestina verrà reso noto.
In lieve rialzo FINECO (+0,5%) in attesa dei conti e YOOX (+0,3%), che oggi pubblicherà il preconsuntivo.