Le borse europee perdono terreno nel finale e chiudono contrastate ma poco distanti dalla parità. Il Dax di Francoforte archivia le contrattazioni a +0,3%, nonostante il dato negativo sulla produzione industriale diffuso in mattinata, seguito dal Ftse 100 di Londra a +0,2 per cento.
Sottotono il Ftse Mib di Milano, che termina in lieve flessione (-0,2% a 18.663 punti) appesantito dai bancari; ancora più arretrati l’Ibex 35 di Madrid (-0,4%) e il Cac 40 di Parigi (-0,6%), quest’ultimo penalizzato anche dalla delicata situazione politica francese in vista delle elezioni presidenziali di aprile.
Resta sotto osservazione lo spread Btp-Bund, che risale nel finale a ridosso dei 200 punti base, con il rendimento del governativo italiano in area 2,35 per cento. Ad aggiungere preoccupazioni sulla situazione italiana contribuisce anche il nuovo aumento del debito Target2, con le passività sul sistema di pagamento dell’Eurosistema che fanno segnare a gennaio un nuovo massimo storico a quota 364,733 miliardi.
In assenza di particolari spunti macroeconomici, continua la risalita del dollaro nei confronti dell’euro, con il cambio EUR/USD che si attesta in area 1,069, condizionato anche dalle minacce di Marine Le Pen di abbandonare la moneta unica in caso di vittoria nella corsa all’Eliseo. Il biglietto verde rimonta anche nei confronti dello yen con il cambio USD/JPY tornato sopra quota 112.
Tra le materie prime, l’oro approfitta dell’incertezza politica in Europa e negli Stati Uniti per bucare al rialzo la soglia dei 1.230 dollari l’oncia. In calo di circa un punto e mezzo il petrolio, con le quotazioni di Brent e Wti rispettivamente a 54,9 e 52 dollari al barile, influenzate dalle previsioni di un ulteriore aumento delle scorte americane.
Tornando a Piazza Affari, gli acquisti premiano in particolare AZIMUT (+3,3%), che domani darà avvio al programma di acquisto di azioni proprie fino al 13% del capitale sociale.
Bene FINECO (+1,9%), che ha diffuso i risultati del quarto trimestre 2016, chiuso con un aumento dell’1,1% su base annua del margine d’intermediazione, una crescita del risultato netto di gestione pari al 16,6% e un incremento del 17,1% dell’utile netto. Il gruppo ha registrato una raccolta netta positiva pari a 265 milioni a gennaio 2017 e un miglioramento degli indici patrimoniali, con il Cet1 salito al 22,90% dal 21,39% di fine 2015.
Chiude in rialzo di mezzo punto percentuale UNICREDIT, al secondo giorno di aumento di capitale, mentre soffrono gli altri i bancari, in particolare BANCO BPM (-6%) e BPER (-3,5%), le peggiori del listino principale.
Entro il 21 febbraio dovrebbe essere approvato il decreto ‘salva-risparmio’, il provvedimento varato dal Governo per mettere in sicurezza il sistema creditizio. Ieri Camera e Senato hanno dato il via libera ad alcune modifiche, ma non verrà ritoccata al rialzo la soglia dell’attivo per la trasformazione delle banche popolari in spa, ora fissata ad 8 miliardi.
Nel comparto automotive proseguono gli acquisti su CNH (+1,5%), confermato da Goldman Sachs nella Conviction Buy List, mentre scattano le vendite su FCA (-2,9%), ancora condizionata dai timori legati al problema delle emissioni e in particolare all’apertura di nuove indagini in Francia.
In flessione GENERALI (-0,6%), il cui Cda avrebbe esaminato ieri la possibilità di sostituire il prestito titoli con cui controlla il 3% di INTESA (-1,9%) con l’acquisto di opzioni. Nel frattempo il presidente della banca, Gian Maria Gros-Pietro, ha affermato che Generali “non ha niente da cui difendersi” e che se ci saranno opportunità per delle combinazioni con la compagnia triestina verrà reso noto.
Infine, termina in rialzo dell’1,4% YOOX, in attesa del preconsuntivo di bilancio.