Un importante test per la principale banca italiana e di conseguenza per il traballante settore della penisola e del Vecchio Continente. Questa è la chiave di lettura proposta dal Financial Times riguardo al successo dell’aumento di capitale da 13 miliardi di euro di Unicredit, partito lunedì scorso e destinato a chiudersi il 23 febbraio.
La testata finanziaria anglosassone si chiede se l’esito positivo dell’offerta potrebbe aiutare a tracciare una linea di demarcazione e censura rispetto al passato. E questo sia per quanto riguarda la solidità patrimoniale e le aspettative reddituali della principale banca italiane con proiezioni internazionali, ma anche e per estensione, verso tutto il settore bancario italiano, ma non solo.
In realtà, infatti, lo sguardo può essere ulteriormente allargato per arrivare a considerare il successo dell’aumento di capitale di Unicredit una prova di valutazione sulla fiducia degli investitori verso l’Europa e la sua capacità di superare con successo la complessa fase geopolitica ed economica che sta vivendo.
Unicredit non è solamente un operatore nazionale, ma, pur scontando la dolorosa campagna vendite, vanta ancora una forte presenza anche negli altri paesi del Vecchio Continente in primis in Germania, oltre che in Austria e nell’Europa dell’Est.
Il suo profilo è quindi quello di un vero istituto di credito europeo. Ed è proprio in questa chiave che, sempre secondo il Financial Times, si può valutare il segnale di fiducia che verrà dagli investitori internazionali che decideranno di acquistare le azioni offerte dall’istituto milanese guidato dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier.
Una prova di non poco conto poiché, anche se da più parti si sottolineano i segnali di ripresa dell’economia dei paesi della Ue, il Vecchio Continente è sottoposto a notevoli tensioni e si trova ad affrontare sfide che potrebbero mettere in discussione anche il suo assetto futuro.
La prossima tornata di elezioni in arrivo, in Francia, in Olanda e in Germania determina un clima di incertezza notevole, anche per le dichiarazioni dei diversi candidati.
Da un lato abbiamo l’esponente francese Marine Le Pen che ha affermato che se salirà al potere proporrà l’uscita della Francia dall’euro, dall’altro la proposta dell’Europa a due velocità ventilata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e nel bel mezzo un’Italia ancora alla ricerca di una legge elettorale per andare alle urne mentre il sistema non riesce a cogliere appieno i sintomi di ripresa che il mondo sta vivendo.
In buona sostanza le opportunità sono palesi, ed anche noi potremmo coglierle, ma ancora più evidenti appaiono i rischi, fra i quali quelli inerenti la possibile fine dell’Unione europea e della moneta unica.
Anche per questo, sempre secondo il Financial Times, una risposta positiva da parte dei principali investitori finanziari internazionali costituisce un esame importante sulla fiducia nelle prospettive dell’economia europea.

























