Il gruppo controllato dal colosso francese EDF ha chiuso il 2016 con ricavi di vendita pari a 11,03 miliardi, in flessione del 2,5% rispetto all’esercizio precedente. A pesare è stato il fatturato della filiera energia elettrica, contrattosi del 13% su base annua a 5,68 miliardi in conseguenza del calo dei prezzi medi di vendita (con il PUN medio del 2016 pari a 42,78 €/MWh a fronte dei 52,31 €/MWh del 2015) e delle minori vendite ai clienti finali (-32% rispetto al 2015). Si segnala infatti che a livello nazionale i consumi elettrici sono diminuiti del 2,1% rispetto al 2015.
I ricavi della filiera idrocarburi sono invece aumentati del 9,4% su base annua a 6,03 miliardi. L’aumento dei volumi venduti ha infatti più che compensato il calo dei prezzi di vendita derivante dalla debolezza del petrolio (nel 2016 il prezzo medio del Brent è stato pari a 45,1 dollari al barile a fronte dei 53,7 dollari al barile nel 2015). Si evidenzia che nel 2016 la domanda di gas naturale in Italia è aumentata del 5,2% su base annua.
Nel 2016 i costi operativi sono diminuiti del 2,2% su base annua (-5% a parità di perimetro), proseguendo il trend positivo già conseguito nel 2015 (-12% rispetto al 2014).
L’Ebitda del 2016 si è attestato a 653 milioni, centrando pienamente la guidance societaria a 650 milioni. Il margine operativo lordo è circa la metà dell’Ebitda 2015, che includeva l’impatto straordinario non ricorrente per 855 milioni riguardanti l’esito positivo dell’arbitrato contro Eni sul contratto di approvvigionamento di gas dalla Libia.
Nel dettaglio, il margine operativo lordo rettificato 2016 della filiera idrocarburi si è attestato a 505 milioni rispetto a 1,08 miliardi dell’anno precedente. L’Ebitda adjusted della filiera energia elettrica risulta pari a 242 milioni (di cui 60 milioni imputabili a Fenice), in calo del 12,3% su base annua per la contrazione dei margini di generazione per le vendite a termine e la minore produzione idroelettrica.
A fronte di ammortamenti e svalutazioni più che dimezzati, nel 2016 la perdita operativa è scesa a -250 milioni dai -795 milioni dell’esercizio precedente. Si segnala infatti che nel 2015 Edison aveva imputato svalutazioni pari a oltre 1,5 miliardi quale conseguenza degli esiti dell’impairment test di fine anno, mentre nel 2016 l’importo è stato di 256 milioni (prevalentemente nel settore idrocarburi).
Nonostante i maggiori oneri finanziari netti, che nel 2015 avevano beneficiato di effetti cambio eccezionalmente positivi, Edison ha chiuso il 2016 con una perdita netta pari a 389 milioni, più che dimezzata rispetto all’esercizio precedente.
L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2016 si è posizionato a 1,06 miliardi (di cui 84 milioni imputabili a Fenice), in calo del 7,4% rispetto al dato di fine 2015 grazie alla positiva gestione del capitale circolante operativo. Il rapporto Debito netto/Ebitda si attesta così a 1,6x. Con riferimento ai debiti in scadenza, si segnala che a novembre 2017 scadranno le obbligazioni emesse nel 2010 per complessivi 600 milioni di valore nominale.
La guidance fornita da Edison per l’Ebitda 2017 è in linea con l’Ebitda 2016, ossia pari a circa 650 milioni.