Mercati – Piazza Affari migliore d’Europa con le banche. Nessuna novità dalla Yellen

Giornata poco mossa per le borse europee, tra cui spicca la performance del Ftse Mib di Milano che archivia le contrattazioni a +0,6%, sostenuto in particolare dai titoli finanziari. Lievemente sopra la parità il Cac 40 di Parigi (+0,2%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,3%), mentre il Dax di Francoforte chiude invariato e il Ftse 100 di Londra flette dello 0,1 per cento.

Variazioni contenute anche per gli indici americani, leggermente intonati al ribasso. Il tutto in una seduta caratterizzata dall’audizione semestrale del presidente della Fed, Janet Yellen, davanti alla commissione bancaria del Senato.

Il numero uno della banca centrale americana ha sottolineato come l’economia si stia espandendo a passo moderato e sia necessaria una politica accomodante. Tuttavia, non sarebbe saggio posticipare eccessivamente la stretta monetaria, perciò nei prossimi meeting verrà preso in considerazione un rialzo graduale dei tassi.

L’aumento del costo del denaro non può essere troppo rapido, altrimenti si rischierebbero di creare turbolenze sui mercati e tornare in recessione. Il numero uno della Fed ha rimarcato infine come sia ancora presto per valutare gli effetti di un cambio di politica fiscale, che potrebbe incidere sensibilmente sull’economia.

La giornata è stata anche particolarmente ricca di appuntamenti macroeconomici, tra cui i Pil preliminari del quarto trimestre di Germania ed Eurozona, lievemente al di sotto delle attese, e quello dell’Italia, in linea con le stime ma inferiore alla rilevazione dei tre mesi precedenti.

Pubblicati inoltre l’indice ZEW di febbraio relativo alla fiducia degli investitori istituzionali nell’Eurozona, in calo a 17,1 punti, e i prezzi al consumo di gennaio nel Regno Unito, in flessione dello 0,5% come previsto. Negli Stati Uniti, invece, i prezzi alla produzione di gennaio hanno realizzato un incremento dello 0,6% su base mensile, il maggiore da settembre 2012, segnalando una ripresa dell’inflazione.

Sul Forex, il dollaro recupera terreno in scia alle parole della Yellen e riporta il cambio EUR/USD sotto quota 1,06, a 1,058 dollari per euro. Il biglietto verde si apprezza anche rispetto allo yen, con l’USD/JPY in area 114,3.

Tra le materie prime risalgono le quotazioni del petrolio, con Brent e Wti rispettivamente a 56,1 e 53,3 dollari al barile.

Movimenti contenuti anche sull’obbligazionario, dove il rendimento del Btp si attesta in area 2,22% e lo spread Btp-Bund scende lievemente a 185 punti base.

A Piazza Affari scattano gli acquisti su FCA (+4,1%), alimentati dalle voci secondo cui Peugeot starebbe trattando l’acquisto della divisione europea di General Motors, agevolando così una fusione tra il gruppo italiano e Gm.

Ancora in grande spolvero BANCO BPM a +4,9%, BPER a +3,4% e UBI +3,4%, ben intonati anche INTESA (+1,3%) e UNICREDIT (+1%). Da segnalare inoltre che il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto legge salva banche in Aula alla Camera sullo stesso testo del Senato.

Positiva anche GENERALI (+1,6%), che ha fissato oggi la riunione del proprio cda per questioni ordinarie ma non sono escluse discussioni sul meccanismo di possesso del 3% di Intesa.

Tra i petroliferi scattano le prese di beneficio su SAIPEM (-2,8%) dopo i rialzi delle scorse sedute, mentre termina invariata ENI, che ha ufficializzato la cessione del 10% di Shorouk a Bp.

Fuori dal paniere principale brillano AEROPORTO DI BOLOGNA (+12,3%) ed ESPRINET (+4,5%) che ha chiuso il quarto trimestre con margini operativi migliori delle previsioni. Proseguono gli acquisti anche su BANCA GENERALI (+5,1%) grazie alle solide prospettive di crescita per il 2017, dopo un 2016 chiuso con la raccolta record di 5,7 miliardi, il miglior risultato di sempre.

Fra le Small Cap vola FNM (+9,4%) in scia alla possibile integrazione fra Trenord e Atm, mentre continuano le vendite su CARIGE (-5,1%) dopo il -3,7% della precedente seduta. Le ragioni del ribasso sono collegate alla possibilità che l’istituto, prossimo a presentare un piano di riduzione del debito alla Bce, possa essere costretto a varare un aumento di capitale.