La scorsa settimana quando Commerzbank ha annunciato i risultati trimestrali ha fatto un chiaro accenno al crescente problema dei crediti navali deteriorati.
La crescita degli accantonamenti per i crediti in sofferenza sono infatti saliti a 900 milioni di euro, dei quali quasi 600 milioni per i crediti navali, rispetto ai 559 del 2016, a loro volta raddoppiati sull’anno precedente.
Negli anni passati, la seconda banca tedesca è arrivata a detenere 18 miliardi di euro di finanziamenti al settore navale, ora ridotti a “soli” cinque miliardi.
Ma Commerzbank non è l’unica ad essere invischiata in questa palude. Prima dell’ultima crisi finanziaria, le banche tedesche sono diventate le principali finanziatrici mondiali del settore navale ed in particolare dello shipping (porta containers) raggiungendo il 25% del mercato mondiale e sono ritenute responsabili della sovra capacità produttiva della quale ancora soffre il mercato culminato anche nel recente fallimento della coreana Hanjin, la prima società di spedizioni navali coreana e la settima al mondo.
Dei 400 miliardi di finanziamenti al settore delle spedizioni navali, le banche tedesche sono coinvolte per circa cento.
La crisi del settore mondiale ha prodotto profonde crepe nel sistema finanziario teutonico costringendo Berlino ad una serie di salvataggi bancari con la sensazione che il peggio debba ancora arrivare.
C’è inoltre il problema dei fondi di investimento chiusi che si sono pesantemente sbilanciati sul settore dello shipping in Germania per ottenere dei rendimenti più soddisfacenti e considerati a basso rischio da proporre ai propri investitori.
Nello specifico, questi fondi hanno comprato navi e le hanno affittate ad armatori come la Hanjin. Molti di questi fondi sono proprietari di navi che stanno arrugginendo vuote in qualche porto del modo, inutilizzate a causa del crollo dei noli marittimi in seguito alla massiccia sovra capacità del settore.
La concentrazione in atto nel settore bancario teutonico espone gli Istituti di credito al rischio di aumentare la propria esposizione negli shipping loans, invece di ridurli, presenti nei libri contabili in qualsiasi banca tedesca.
La scorsa settimana anche Deutsche Bank, prima banca del Paese, ha ammonito che si aspetta che gli accantonamenti per lo shipping possano raggiungere quest’anno i 346 milioni di euro, il triplo rispetto al 2016.
Il più grande player tedesco impantanato nei finanziamenti navali è sicuramente HSH Nordbank con 23 miliardi di euro di esposizione.
La banca, di proprietà dello Stato tedesco di Amburgo e dello Schleswig-Holstein, la regione più settentrionale tra le sedici teutoniche e confinante con la Danimarca, era già stata salvata nel 2008, ma è collassata di nuovo ed è stata sostenuta con dieci miliardi di prestiti garantiti dai due soci statali, vale a dire con aiuti pubblici vietati dai trattati europei.
La EU ha infatti ordinato che la Banca venga privatizzata entro il febbraio 2018 o in alternativa venga liquidata.
I due soci statali stanno tentando di vendere l’85% della Banca dal 2016. Tuttavia, è stato necessario creare una “bad bank” nella quale far confluire le 235 porta cointaners di proprietà dell’Istituto di Credito. I crediti in essere dovranno essere venduti a forte sconto esaurendo tutte le garanzie statali per dieci miliardi che sono costate circa 3.000 euro ad ogni contribuente delle due regioni coinvolte.
CONCLUSIONE
Il crollo dei noli marittimi e la sovra capacità produttiva nel settore delle porta containers di stazza enorme, in aggiunta al basso costo dei finanziamenti sono state le principali cause di questa pesante crisi bancaria la cui risoluzione richiederà notevoli risorse finanziarie per evitare un pericoloso effetto domino.
La tendenza non è purtroppo prevista in miglioramento nei prossimi anni e pertanto questi crediti deteriorati rimarranno sui libri contabili non solo degli Istituti tedeschi ma anche di quelli mondiali esposti alle crescenti difficoltà dell’industria navale dei noli.