Il 2016, come rimarcato dalla stessa società, è stato il miglior anno di sempre. Nell’anno appena concluso il margine d’intermediazione è risultato in crescita del 2,7% rispetto al 2015, attestandosi a 559,1 milioni. Dinamica dovuta sia all’aumento del margine d’interesse a 249,4 milioni (+3,6% a/a) sia al progresso dei profitti da trading a 69,1 milioni (+28,2% a/a), che hanno più che compensato il calo delle commissioni a 242,9 milioni (-3,9% a/a). L’utile netto si esprime in 211,8 milioni (+10,9% a/a), dopo aver beneficiato dell’ottimo controllo dei costi e della riduzione delle rettifiche su crediti. Dal lato della solidità patrimoniale il Cet1 transitional si attesta al 22,90 per cento.
Nell’esercizio 2016 Fineco ha riportato un aumento del 2,7% del margine d’intermediazione a 559,1 milioni.
Nel dettaglio, il margine d’interesse è cresciuto del 3,6% rispetto al 2015 raggiungendo i 249,4 milioni, grazie all’incremento dei volumi e alla riduzione del costo della raccolta a termine che hanno compensato i bassi tassi di mercato.
Le commissioni nette sono scese a 242,9 milioni (-3,9% a/a). La diminuzione è legata sia alla minore volatilità dei mercati, che ha ridotto l’attività di brokerage rispetto al 2015, sia alla riduzione delle commissioni per i servizi d’incasso e pagamento, relative principalmente alle transazioni con carte di credito e carte di debito per l’entrata in vigore del regolamento che ha fissato un tetto massimo alle commissioni interbancarie su tali strumenti a partire del 9 dicembre 2015. Positivo, invece, l’andamento delle commissioni relative ai prodotti di risparmio gestito e consulenza, grazie all’aumento dell’incidenza dei “Guided products & services” sul totale AuM (56% rispetto al 45% dell’anno precedente).
I profitti da trading si sono attestati a 57,7 milioni, in progresso del 28,2% a/a, grazie anche all’utile di 15,3 milioni relativo alla vendita della partecipazione in Visa Europe Limited.
Sostanzialmente stabili a 237 milioni i costi operativi rispetto al periodo di confronto. Nello specifico, le spese per il personale si riducono dell’1,8% a 73,7 milioni, mentre le altre spese amministrative, che includono contributi di sistema per 10,6 milioni, hanno riportato un lieve aumento dello 0,7% a 163,3 milioni.
Le dinamiche sopra esposte si sono riflesse sul risultato netto di gestione, aumentato del 5,9% a 317,9 milioni, dopo aver beneficiato della riduzione delle rettifiche su crediti da 6,7 milioni a 4,2 milioni.
L’utile netto si fissa a 211,8 milioni, con un progresso del 10,9% rispetto al 2015. Questo risultato ha consentito al cda di proporre un dividendo di 0,28 euro per azione, superiore del 9,8% rispetto ai 0,255 euro per azione dell’anno precedente.
Il gruppo presenta un’elevata solidità patrimoniale, con un Cet1 transitional pari al 22,90%, contro il 21,39% di fine 2015.
Sul fronte patrimoniale gli impieghi hanno segnato un incremento del 15,1% a 20,5 miliardi, mentre la raccolta ha riportato un aumento del 15,3% a 19,9 miliardi.