Prosegue con prevalenza di segni negativi la seduta delle borse europee, dopo l’apertura incerta di Wall Street. Intorno alle 16:05 il Cac 40 di Parigi cede mezzo punto percentuale, il Dax di Francoforte e l’Ibex 35 di Madrid lasciano sul campo lo 0,4% mentre il Ftse 100 di Londra è a -0,3 per cento. Lievemente sopra la pari, invece, il Ftse Mib di Milano, intorno a quota 19.080 punti.
Anche oggi l’agenda macro europea non ha offerto spunti rilevanti, mentre sono giunte alcune indicazioni sull’economia degli Stati Uniti. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono salite meno delle attese, attestandosi a 239 mila unità contro le 245 mila stimate dal consensus.
Migliori delle attese anche i permessi di costruzione rilasciati e i nuovi cantieri edili residenziali di gennaio, oltre all’indice della Fed di Filadelfia sulla condizione delle imprese, salito a febbraio a 43,3 punti rispetto ai 18 stimati e ai 23,6 della rilevazione precedente.
Nel frattempo, nel Vecchio Continente, la Bce ha pubblicato i verbali della riunione del 18-19 gennaio, in cui il consiglio direttivo aveva confermato l’estensione del Qe, con una riduzione degli acquisti mensili da aprile. Dalle minute emerge la necessità di mantenere una politica monetaria accomodante al fine di stimolare l’inflazione, recentemente trainata dall’incremento dei prezzi energetici ma di fatto ancora debole.
In netto calo, sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund che scende di circa 7 bps a quota 178 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 2,15 per cento.
Sul Forex perde terreno il dollaro dopo i guadagni della seduta precedente, con l’EUR/USD risalito a 1,066 e l’USD/JPY sceso a 113,6.
Un ripiegamento che ha favorito l’oro, tornato in area 1.241 dollari l’oncia. Poco mosso invece il petrolio, con il Brent a 55,8 dollari e il Wti a 53,2 dollari. Di oggi la notizia che la Russia intende raggiungere l’obiettivo del taglio di output da 300 mila barili come da accordi con i Paesi Opec entro aprile 2017. A dirlo è stato direttamente il ministro russo dell’Energia, Alexandre Novak.
Tornando a Piazza Affari, gli acquisti premiano in particolare STM (+2,4%), SAIPEM (+2,3%), RECORDATI (+1,3%) e LEONARDO (+0,9%).
Ben intonata anche INTESA (+0,7%), che prosegue le trattative con 14 banche per la sindacazione del prestito da 5,2 miliardi legato alla cessione del 19,5% di Rosneft, colosso petrolifero russo, a Glencore e a Quatar Investment Authority. Soffrono invece gli altri bancari, con MEDIOBANCA a -1,2%, UNICREDIT a -2,2%, UBI a -1,9% e BPER in fondo al listino a -3,1 per cento.
Sottotono anche BANCO BPM (-0,8%) con l’Ad Giuseppe Castagna che ha affermato che l’istituto non ha intenzione di cedere altri crediti problematici oltre agli 8 miliardi già concordati con la Bce da dismettere entro il 2019.
In lieve rialzo GENERALI (+0,3%), mentre si allontana l’ipotesi di azioni ostili da parte di Intesa, con la banca che sta lavorando per trovare una soluzione amichevole.
Nel settore delle quattro ruote, FCA cede lo 0,5% nonostante i dati positivi sulle immatricolazioni di gennaio nel mercato europeo.
Leggero segno più per ATLANTIA (+0,2%) con Allianz Capital Partners, Abu Dhabi Investment Authority (Adia) e Caisse de Depot et Placement du Quebec che sarebbero pronti a presentare un’offerta per il 15% di Autostrade per l’Italia (Aspi).
Invariata infine POSTE ITALIANE che, a seguito dell’ottenimento delle autorizzazioni delle autorità competenti, ha perfezionato il trasferimento da Fsi Investimenti di una partecipazione in Sia.
Fuori dal listino principale brilla FINCANTIERI (+5,5%) dopo l’ordine ricevuto dal gruppo Norwegian Cruise Line Holdings per la realizzazione di 4 navi da crociera, con l’opzione per ulteriori 2 unità dal valore di 800 milioni ciascuna, che saranno consegnate a un anno l’una dall’altra a partire dal 2022 fino al 2025, e in caso di esercizio dell’opzione fino al 2027.