Dalla lettura dei risultati preliminari dell’esercizio 2016 emerge che il gruppo Bper ha registrato un utile netto di 14,3 milioni, contro i 220,7 milioni del 2015. Il margine d’intermediazione diminuisce del 13,2% a 2.013 milioni, scontando soprattutto la flessione del 66,8% dei profitti da trading. Il calo dei ricavi è stato solo parzialmente compensato da una riduzione dei costi operativi (-1,9%) e delle rettifiche su crediti a 619,8 milioni (-12,2%). Dal lato patrimoniale resta sempre a livelli molto alti il Cet1 phased in al 13,8% rispetto allo Srep del 7,25% richiesto dalla Bce.
Nell’esercizio 2016 il margine di intermediazione del gruppo ha riportato un calo del 13,2% a 2.013 milioni.
Nel dettaglio, il margine d’interesse è diminuito del 4,7% attestandosi a 1.170,4 milioni, a causa soprattutto dei bassi tassi che hanno caratterizzato il mercato. Più consistente la riduzione dei profitti da trading, scesi a 115,3 milioni rispetto ai 347,4 milioni del 2015, che tuttavia comprendevano poste straordinarie per 243 milioni, di cui 174,3 milioni derivanti dalla cessione di una quota rilevante in Icbpi e la restante parte dall’utilizzo della riserva available for sale a seguito dell’acquisizione di una quota in Arca.
Si mantengono sostanzialmente invariate le commissioni nette a 712,7 milioni (-1,9%), grazie all’aumento dell’1,2% delle commissioni relative alla raccolta gestita e “bancassurance” che hanno compensato la flessione di quelle su finanziamenti e garanzie (-3%) e su carte, incassi e pagamenti (-6,6%).
I costi operativi scendono passando a 1.290,2 milioni dai 1.315 milioni del 2015. La contrazione è imputabile principalmente alla presenza nel 2015 di oneri straordinari per l’incentivazione all’esodo e per il Fondo di Solidarietà. Si precisa che i costi operativi, in entrambi gli esercizi, includono oneri di sistema, tra cui quelli al Fondo di Risoluzione, Fondo di Garanzia dei Depositi e Fondo Interbancario Tutela dei Depositi pari a 73,5 milioni per il 2016 e a 66,3 milioni per il 2015.
Diminuiscono le rettifiche su crediti del 12,2% a 619,8 milioni, segno del miglioramento della qualità del credito. Si precisa che nel corso del 2016 Bper ha ceduto 700 milioni di sofferenze (il 10% dello stock totale).
Gli accantonamenti straordinari scendono a 59,7 milioni dagli 83,9 milioni del 2015, includendo le svalutazioni per 28,3 milioni effettuate sulle quote detenute nel Fondo Atlante e le riprese di valore pari a 11 milioni per quanto versato a suo tempo al Fitd per Banca Tercas.
Tali dinamiche portano il risultato netto ad un utile di 14,3 milioni, contro un utile di 220,7 milioni riportato nel 2015.
Il cda ha proposto la distribuzione di un dividendo unitario di 0,06 euro, inferiore del 40% rispetto alla cedola di 0,1 euro staccata sul risultato del 2015, per un importo complessivo di 29 milioni di euro.
Dal lato patrimoniale, gli impieghi sono cresciuti del 7,5% rispetto al 31 dicembre 2015 attestandosi a 60,6 miliardi. In particolare, i crediti verso clienti sono cresciuti del 4,1% grazie all’accelerazione sia nel comparto dei privati sia delle imprese, mentre la voce attività finanziarie totali è aumentata del 18,7% soprattutto grazie alle attività finanziarie disponibili per la vendita salite a 10,4 miliardi rispetto agli 8 miliardi di fine dicembre 2015.
Cresce anche la raccolta totale del 8,4% a 57,5 miliardi, grazie al contributo dei debiti verso banche che sono aumentati rispetto al 2015 del 71,3 per cento.
L’ammontare dei crediti deteriorati netti si è mantenuto sostanzialmente invariato a 6,2 miliardi (-2,5%), con un coverage ratio al 44,5%, percentuale in aumento rispetto al 44,2% di fine 2015.
La conferma della solidità della banca viene anche dai suoi coefficienti patrimoniali. In particolare il Cet1 phased in è pari al 13,8%, ben 650 bps oltre la quota minima richiesta dalla Bce fissata al 7,25 per cento.