Banca Mediolanum nel 2016 riporta un margine di intermediazione di 1.068,7 milioni (-8% a/a), ascrivibile in massima parte alla contrazione delle commissioni nette a 731,9 milioni (-9,5%), al cui interno però quelle di gestione registrano un progresso del 4,1% a 848,8 milioni. L’utile netto diminuisce a 393,5 milioni (-10,3% a/a). Il cda propone la distribuzione di un dividendo unitario di 0,24 euro, che unito all’acconto di 0,16 euro distribuito lo scorso novembre, porta il totale a 0,40 euro, in progresso di oltre il 30 per cento.
In un contesto caratterizzato dalla volatilità dei mercati, il gruppo Banca Mediolanum ha chiuso il 2016 con un margine di intermediazione diminuito dell’8% a 1.068,7 milioni. Questo andamento è essenzialmente ascrivibile alla discesa delle commissioni nette a 731,9 milioni (-9,5% a/a).
La componente commissionale ha risentito in particolare della contrazione delle commissioni di performance a 235,6 milioni (-27,7%) che, oltre risentire del clima di estrema volatilità sui mercati, si confrontano con un 2015 che aveva invece beneficiato di un clima particolarmente favorevole, consentendo il conseguimento di consistenti utili.
Crescono invece le commissioni attive di gestione a 848,8 milioni (+4,1%), grazie al positivo apporto delle masse in gestione. Queste ultime, infatti, sono salite del 10% rispetto al 2015, raggiungendo 77,8 miliardi.
In riduzione anche il margine di interesse a 228,8 milioni (-9,5%), a causa del calo dei titoli detenuti in portafoglio e del loro rendimento, seppure parzialmente bilanciato dalla rimodulazione del costo della raccolta.
Crescono invece i profitti da trading a 27,2 milioni, beneficiando delle plusvalenze connesse alla cessione delle partecipazioni in CartaSi e Visa Europe per circa 20 milioni.
I costi operativi aumentano del 6,1% a 558,6 milioni, scontando soprattutto i maggiori contributi di sistema, passati dai 20,8 milioni del 2015 ai 29,2 milioni del 2016. Diminuiscono invece le rettifiche nette su crediti da 13,2 milioni a 11 milioni.
Tutto ciò si traduce in un risultato netto di gestione pari a 499 milioni (-19,8%).
Gli oneri straordinari, che includono anche la svalutazione di 16,8 milioni relativa al Fondo Atlante, segnano una contrazione del 18% a 50,2 milioni.
Il bilancio chiude infine con un utile netto pari a 393,5 milioni (-10,3%).
Il cda propone la distribuzione di un dividendo unitario di 0,24 euro che, unito all’acconto da 0,16 euro distribuito lo scorso novembre, porta la cedola totale a 0,40 euro, in aumento di oltre il 30% rispetto ai 0,30 euro per azione distribuiti a valere sul risultato del 2015. La maggiorazione rispetto al 2015 è legata alla cessione di Banca Esperia.
Sul fronte della solidità patrimoniale l’istituto presenta un Cet1 del 20% (19,7% a fine 2015), un livello tra i più alti del sistema bancario italiano.